In questi ultimi due anni di pandemia i confini del Giappone sono stati chiusi praticamente a tutti i turisti e continuano ancora ad esserlo, anche se negli ultimi giorni alcune restrizioni sembrano essere cadute. Purtroppo, anche per molti studenti che avevano progettato lo studio in università dell’arcipelago lo sbarco nel Sol Levante rimane ancora impossibile ed è causa di molte polemiche, visto che per le Olimpiadi «magicamete» i confini si sono temporaneamente aperti, ma solo per certe categorie di persone. Uno degli effetti di questa chiusura è stata la «desertificazione» degli aeroporti, soprattutto quelli delle grandi metropoli che fino a due anni fa erano affollati con passeggeri provenienti dal resto del mondo 24 ore su 24. Un aeroporto giapponese che negli ultimi giorni si è però rivitalizzato è quello di Chitose, dove si svolge ogni anno quello che probabilmente è l’unico festival del cinema, almeno in Giappone, organizzato in un aeroporto. Il New Chitose Airport International Animation Festival, arrivato quest’anno alla sua ottava edizione, è un evento dedicato all’animazione più sperimentale, principalmente cortometraggi o mediometraggi, proveniente da tutti gli angoli del pianeta, mentre l’edizione in presenza è si è conclusa lo scorso otto novembre, quella online, disponibile solo nell’arcipelago, andrà avanti fino alla fine della prossima settimana.

UNA NOTA A MARGINE: è interessante notare come questa forma ibrida delle manifestazioni festivaliere, nata per necessità dovute alla pandemia, sembri una mutazione destinata a restare. Il festival si svolge in un cinema dotato di tre sale in uno dei terminali dell’aeroporto di Chitose, a pochi chilometri da Sapporo, il capoluogo della prefettura e isola più settentrionale del Giappone, l’Hokkaido.  Fondato nel 2014, l’evento cinematografico negli ultimi anni è cresciuto e si è sviluppato notevolmente, nella sua ultima edizione pre-pandemica infatti, aveva fatto registrare più di quaranta mila presenze, un numero per niente risibile, specialmente considerando il tipo di opere presentate, di nicchia, e la posizione geografica dell’aeroporto. Alla proiezione dei lavori, negli ultimi anni si sono aggiunte anche attività correlate come seminari e incontri con esperti del settore, registi e autori.

FRA LE PRODUZIONI premiate nell’edizione di quest’anno sono da segnalare, Love is Just a Death Away (2020) di Bara Anna Stejskalova, una toccante storia di amicizia e speranza in un mondo di rifiuti, realizzata in stop-motion e con un tocco quasi alla Tim Burton. Hide di Daniel Gray, prodotto dal National Film Board of Canada, da decenni all’avanguardia sia nell’animazione che nel documentario, una sorta di horror esistenziale con protagonisti due bambini, ma anche il surreale Steakhouse diretto dallo sloveno Špelandez, dove una festa di compleanno si trasforma in tragedia.
Già presentato alla Berlinale è invece Easter Eggs, animazione scarna e disadorna per rappresentare la profonda provincia belga abitata da due giovani senza futuro, a metà strada fra il mondo di Beavis and Butt-Head e quello degradato ma a tratti poetico di Harmony Korine. Questo per quel che riguarda i cortometraggi di animazione, fra i lungometraggi invece, il riconoscimento principale è andato a Lorenzo Mattotti ed il suo La famosa invasione degli orsi in Sicilia, dal romanzo omonimo di Dino Buzzati, mentre il premio speciale della giuria a Dozens of Norths (2021), creato da Koji Yamamura, uno degli animatori indipendenti giapponesi contemporanei più importanti, si ricordino qui almeno i pluripremiati Mount Head e A Country Doctor.

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