Dopo un infinito tempo vissuto nella solitudine, rimuginando sui nostri destini e con nubi fosche che si addensavano sul futuro umano, Children’s Book Fair ha deciso di dedicare alla sorgente rigenerante della poesia e ai testi che spingono i bambini ad abitare stanze in versi la categoria speciale del BolognaRagazzi Award 2021. Un segnale che schiarisce gli orizzonti della lettura in attesa della prossima edizione in presenza, quella del 2022 annunciata dal 21 al 24 marzo, con guest honor Sharjah, mentre dall’11 giugno a mezzanotte andrà in onda una maratona degli illustratori che per 24 ore attraverserà i fusi orari del mondo, permettendo a 240 artisti iscritti da 40 paesi di partecipare a un portfolio specialissimo.

Per cominciare a prendere confidenza con le parole scarnificate nel loro significato essenziale, viaggiando a ritroso nell’infanzia e nella intatta capacità di meravigliarsi, Einaudi Ragazzi pubblica Il Club dei Piccoli Poeti, un volume che nasce direttamente nella scuola, dall’esperienza dello scrittore Stefano Bordiglioni, insegnante per più di quarant’anni oggi in pensione che, insieme a Elena Rizzo Licori, docente di scuola primaria, invita allo stupore e alla creazione di nuovi mondi attraverso l’incantesimo della scrittura.

La poesia non si nasconde solo fra rime ed endecasillabi ma può dischiudersi d’improvviso quando allarghiamo il respiro del nostro sguardo. Ed è proprio questa attitudine ad essere incoraggiata dall’albo Tra foglie e fogli. Il mio primo erbario (Editorialescienza, pp. 64, euro 15,90) di Baldan, Marcucci, Villani, con i bellissimi disegni di Valentina Gottardi. Dagli antichi egizi fino a Plinio il Vecchio (che li riteneva non proprio utili) arrivando alle preziosità del Rinascimento, questi testi di botanica figurata hanno rappresentato dei compendi di cultura scientifica e magica associando le credenze sulle piante e i fiori alle descrizioni minuziose del loro habitat e caratteristiche. Qui, alle schede che illustrano 18 specie vegetali (oltre alla parte introduttiva sulla storia degli erbari e i processi di raccolta e conservazione e al glossario finale per facilitare la comprensione di quel mondo) si associano pagine con carta velina dove riporre le proprie scoperte, lasciandole essiccare.

Seguendo le suggestioni poetiche delle rime, con erbario risuona Il Porcellario, tutto quello che c’è da sapere sul maiale raccontato da Daisy Bird con le illustrazioni di Camilla Pintonato (edizioni Quinto Quarto, pp. 80, euro 25, le stesse che ci avevano regalato il magnifico Gallinario). Sfogliando le divertenti pagine che ci presentano le varie specie in una sorta di enciclopedia ludica e allegra (che però non può evitare di raccontare senza tabù la fine dell’animale sulle nostre tavole e anche tirato a lucido come pelle per abbigliamento) si viene a sapere che – oltre alla proverbiale intelligenza che tallona da vicino quella dei delfini e degli elefanti – un maiale in sogno è così propizio che bisogna correre in una ricevitoria per giocare al lotto. Almeno secondo i coreani. E pure che il salvadanaio più antico a sua somiglianza risale al XII secolo ed è stato trovato a Giava. Si scopre poi che prima del cinema e di Baby il maialino coraggioso, già nel 1817 a Londra erano tutti impazziti per Toby, il porcello sapiente, addestrato da un ex mago il quale, con qualche trucco, lo induceva a leggere nel pensiero e scrivere autobiografie.

È un poemetto anche il libro Topo dopo topo di Bruno Tognolini (Gallucci, pp. 128, euro 11,50), che torna in libreria dopo essere sparito dai radar dal 2007, con l’intensa interpretazione visiva medievale in bianco e nero di Fabio Visintin. Nato in origine come testo teatrale, è una rivisitazione della leggenda tedesca del Pifferaio magico – il musicante vagabondo che ipnotizzando con le sue melodie porta via sia i topi che tutti i bambini dalla città – sulle orme della poeta russa Marina Cvetaeva. E se le prime tracce dell’inquietante storia furono scoperte su una vetrata nella chiesa di Hamelin antecedente al 1300 (fra le molte letture delle sue origini, c’è l’imperversare della peste in Europa), Tognolini qui affida alla invenzione di un personaggio come la maestra Greta il potere salvifico della scuola.

Nel caso di Nicolò, ragazzino 15enne che lascia la sua casa e si imbarca sul transatlantico Europa nel maggio del 1953 per andare alla ricerca del padre disperso in guerra fino in Sudafrica, quel potere salvifico è invece tutto racchiuso nella presenza di un cucciolo di un animale stranissimo. Un pinguino a Trieste, il romanzo per giovani lettori e lettrici di Chiara Carminati (Bompiani, pp. 224, euro 13) intreccia cronaca storica e finzione. Accade dunque che l’agognato genitore di Nicolò, evaporato nelle lontananze africane, si rimaterializzi nel District Six di Cape Town. Lavora in una falegnameria ma non ricorda più nulla di sé – è uno dei pochi superstiti dell’affondamento del Nova Scotia – fino a quando suo figlio tira fuori un giocattolo, un piccolo pinguino in legno. Funziona come una madeleine proustiana: è un simulacro dell’infanzia e di quello vero, smarrito e solitario, che Nicolò porterà a Trieste trasformandolo nell’attrazione principale dell’acquario della città («Marco», vissuto realmente, salutò il mondo nel 1985, a trentadue anni).

Dall’oceano sudafricano si passa alle acque melmose e apparentemente tranquille lacustri che diventano le protagoniste di un doloroso romanzo di formazione con incipit scioccante: Ne I lucci della via Lago, lo scrittore Giuseppe Festa, fondatore e cantante del gruppo Lingaland (Salani, pp. 192, euro 14,90) racconta il risveglio di alcuni adolescenti alla vita tramite l’accettazione della morte del loro compagno Brando, annegato durante una immersione per catturare un persico gigante, detto il «mostro». È il 1982, l’Italia gioca i suoi Mondiali fortunati e in quella estate che segna il passaggio dalle medie al liceo la comitiva di Mauri esce ogni sera per fare gare di nuoto, giochi a riva e battute di pesca in barca. Eppure qualcuno vuole far tornare Brando lasciando una serie di biglietti misteriosi firmati «Zombie». L’estate intanto fila via, tra leggende macabre custodite sui fondali del lago e i primi batticuori amorosi, canzoni e baci rubati.

Anche Giorgio ha tredici anni ma le sue vacanze in montagna si trasformano nell’inizio di una nuova vita di famiglia, immersa nella natura, che lui affronta con «la faccia lunga» e la riluttanza tipica dell’adolescenza. Un’estate in rifugio (Salani, pp. 192, euro 13,90) di Sofia Gallo, autrice per ragazzi e appassionata escursionista fra boschi e vette, racconta un cambio di passo nell’esistenza di tutti i giorni, con la montagna e i suoi paesaggi sconfinati a fare da Virgilio tra avventure, amici e speranze.