Un corridoio umanitario immediato per far arrivare in Europa in sicurezza le migliaia di migranti stretti al confine fra Turchia e Grecia. Lo chiedono i protestanti della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), dal 2016 impegnati – insieme a Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio – in un programma di corridoi umanitari che ha portato in Italia duemila siriani stipati nei campi profughi in Libano.

«Quello che sta accadendo sfida la coscienza morale e giuridica dell’Europa e spinge la società e le chiese a un nuovo grande impegno nei confronti di profughi ogni giorno più vulnerabili», spiega il pastore Luca Maria Negro, presidente della Fcei.

Per questo, prosegue, «rivolgiamo un pressante appello alle istituzioni nazionali e sovranazionali perché elaborino un piano d’intervento che consenta almeno ai soggetti più vulnerabili oggi concentrati in Grecia di ricollocarsi in altri Paesi europei. Noi ci mettiamo a disposizione per partecipare a piani di accoglienza straordinaria coordinati dal governo».

Ma per i protestanti non ci sono solo i corridoi umanitari: bisogna cancellare gli accordi con la Turchia di Erdogan, che «non garantiscono il rispetto dei diritti umani e costringono migliaia di profughi in una trappola che non consente loro né di andare avanti né di tornare indietro», e le leggi sicurezza volute dall’ex ministro Salvini.