Chiara Appendino, candidata sindaca del Movimento Cinque Stelle a Torino, se fosse in parlamento saprebbe come votare. “Il ddl Cirinnà è una risposta insufficiente rispetto ai bisogni della società attuale, ma rispetto al nulla che c’è oggi è già un passo avanti”. O, almeno, lo era.

Lo scenario è cambiato, in peggio.

Per quanto mi riguarda, io sono sempre stata a favore del matrimonio egualitario. Questa legge, se davvero passa con lo stralcio dell’articolo 5 sulla stepchild adoption, non si può certo considerare un passo avanti. Nemmeno piccolo: se finirà così non saprei proprio come definirla.

Il governo probabilmente metterà la fiducia per portare a casa un provvedimento monco con i voti di Alfano. Col senno di poi, pensa che sia stato un errore non votare il cosiddetto “canguro”?

No, perché il cosiddetto “canguro” non è votabile per una semplice questione di democrazia, credo che sia inaccettabile applicare un diritto togliendone un altro, cioè il diritto alla discussione in Parlamento. Le stesse perplessità sono state espresse dal presidente del Senato Grasso, si tratta di uno strumento che con il pretesto di emendare una legge azzera il dibattito parlamentare e il confronto, come è accaduto in passato.

Ha fatto bene Beppe Grillo a scrivere sul blog che i parlamentari avrebbero votato il ddl Cirinnà secondo coscienza? Anche quella non è stata una mossa molto felice. Anche lei pensa che lo abbia fatto per non scontentare la parte “destra” dell’elettorato pentastellato?

Quel post mi ha stupito, non me lo aspettavo. Ma non credo che lo abbia scritto per la paura di perdere consensi, forse lo ha fatto solo per rispettare la scelta di quei pochi senatori che avevano espresso le loro perplessità sulla stepchild adoption. Ma non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di due o tre persone al massimo.

Per questa brutta legge il Pd e quasi tutti i mezzi di comunicazione daranno la colpa a voi e alla vostra presunta inaffidabilità. La questione dei diritti è molto sentita, teme che per il M5S potrebbero esserci ripercussioni anche dal punto di vista elettorale?

Non sono in parlamento, mi auguro che la partita non sia ancora chiusa e si riesca ad approvare la Cirinnà evitando un accordo al ribasso con Alfano. In ogni caso, in un momento come questo, il punto non è chiedersi se la pagheremo in termini elettorali ma fare di tutto per cercare di far passare la legge senza stralci o correzioni, la nostra disponibilità c’è sempre stata. Noi la votiamo. In Italia c’è una forte pressione che va in questa direzione, domenica scorsa ho partecipato al flashmob di Torino e ho visto che a Milano c’erano migliaia di persone in piazza Duomo, se non ce la facciamo adesso chissà quando si presenterà un’altra occasione come questa.

Come si concretizzerà il suo impegno sui diritti civili nella città di Torino qualora dovesse diventare sindaca il prossimo giugno?

Abbiamo presentato il nostro programma coinvolgendo diversi gruppi di lavoro per il riconoscimento dei diritti Glbt, si tratta di immaginare alcune azioni concrete che si possono avviare sul territorio all’insegna delle pari opportunità e dell’inclusione sociale, e naturalmente a prescindere dall’orientamento sessuale. Torino ha già il registro delle coppie di fatto, è giusto riconoscere i passi avanti già compiuti.

Proposte concrete?

Alcune sono simboliche, altre meno. Abbiamo pensato di inserire nello statuto della città di Torino il concetto di famiglia anche omo genitoriale. Abbiamo in mente di proporre un progetto di co-housing finalizzato a sostenere la solidarietà intergenerazionale della popolazione glbt, mettendo in connessione persone che sono in difficoltà o hanno bisogno di supporto o aiuto (in una struttura apposita, oppure utilizzando spazi che sono già disponibili). Puntiamo anche alla sensibilizzazione dei servizi sociali alla persona introducendo alcune tematiche glbt, per esempio dei dormitori.