La maschera di Marcos si congeda. Il «Subcomandante» torna nelle file dell’Ezln e cessa di essere la voce del movimento zapatista. Lo ha dichiarato lui stesso in un lungo comunicato intitolato «Tra la luce e l’ombra», pubblicato nei siti zapatisti: «Non ci saranno funerali, né onori, né statue – ha scritto – né musei, né premi, né niente di quel che il sistema fa per promuovere il culto dell’individuo a scapito del collettivo. Noi, gli zapatisti e le zapatiste abbiamo creato il personaggio, noi lo distruggiamo».

Il giorno prima, dopo anni di assenza (non si vedeva dal 2009), Marcos era ricomparso, a cavallo, con pipa e passamontagna nella spianata della Realidad, nel municipio di Las Margaritas: per rendere omaggio a José Luis Solis Lopez, detto «Galeano», maestro e leader zapatista, assassinato il 2 maggio. Con lui, altri due comandanti dell’Ezln. Moisés e Tacho. «Pensiamo sia necessario che uno di noi muoia perché Galeano viva – dice il comunicato-. E così abbiamo deciso che Marcos deve morire oggi, 25 maggio del 2014».

Le giunte del buon governo e il Centro per i diritti umani Fray Bartolomé de las Casas accusano dell’omicidio gli uomini del Cioac-H, che dividono il territorio della Realidad con le basi zapatiste, esponenti del Pri e del Partido Verde. Sei persone sono state arrestate. Durante l’aggressione sono rimasti feriti altri 15 contadini. A loro hanno reso omaggio i comandanti zapatisti e il documento del Subcomandante, che ha ripercorso la ventennale epopea zapatista e ha ricordato la resistenza di «quelli che stanno in basso».

Dopo l’omicidio di Galeano, le comunità zapatiste, perseguitate dai paramilitari, sono entrate in agitazione, sostenute da un’ampia mobilitazione internazionale, che ha concluso una settimana di mobilitazione. Si sono svolte manifestazioni di sostegno in diverse parti del mondo, a partire dall’America altina. Negli Stati uniti, intellettuali, artisti e organizzazioni hanno sottoscritto un appello «contro la guerra alle comunità zapatiste» e hanno dedicato «un giorno di omaggio al compagno Galeano».

Tra i firmatari, gli scrittori Alice Walker, Lawrence Ferlingheti, Rebeca Solnit e Junot Díaz; gli intellettuali Noam Chomsky, Cornel West, Michael Hardt e Mike Davis; gli attivisti Mumia Abu-Jamal (la cui resistenza Marcos ha ricordato nel suo comunicato), Angela Davis, Rosa Clemente e Tom Hayden; e poi ancora, musicisti, editori, artisti. «Questo attacco – dice l’appello – è il risultato di una strategia a lungo termine messa in atto dal governo messicato contro la ribellione. Vista l’esperienza del massacro di Acteal, del 1997, siamo molto preoccupati per la crescente attività paramilitare contro le basi di appoggio zapatiste. È chiaro che se non agiamo subito, la situazione attuale nel Chiapas può finire in modo molto tragico».

L’appello, condiviso da molte organizzazioni internazionali, riconosce l’importanza concreta e simbolica degli zapatisti fin dalla loro prima rivolta, nel ’94: «ci hanno mostrato – dicono i firmatari – la natura del mondo che ci domina e, cosa più importante, la capacità di organizzarci in comunità autonome dalla classe politica e dal capitalismo. Un attacco agli zapatisti è un attacco alla possibilità di un altro mondo possibile che abbiamo cercato di costruire con loro durante gli ultimi vent’anni».