Il premier Conte prende ancora tempo. Sul dossier Tav «si incontreranno il ministro Toninelli e il ministro Borne per valutare insieme l’analisi costi-benefici», dichiara in serata. «Per come l’abbiamo impostato – aggiunge – il dossier è soggetto a una revisione integrale del progetto. Dal confronto tra i due ministri e l’Ue trarremo le conseguenze».
Il dibattito si è riacceso dopo che dalla Regione Piemonte, che con il governatore Sergio Chiamparino spinge sull’acceleratore del «Sì», è stata diffusa la notizia che «l’Unione europea finanzierà la Torino-Lione al 50%». Una voce che, in realtà, era già circolata nei mesi scorsi relativamente ai finanziamenti delle reti di trasporto trans-europee Ten-T previsti dalla Commissione europea nel prossimo bilancio 2021-2027. Quindi, non solo relativamente alla Torino-Lione. Ieri, è stato l’assessore ai Trasporti della Regione, Francesco Balocco, a rilanciare l’indiscrezione. In qualità di presidente dell’AiPo (l’Agenzia interregionale per il fiume Po), Balocco ha incontrato a Mantova la coordinatrice Europea del Corridoio Mediterraneo, che collegherebbe la Spagna all’Ungheria, Iveta Radicova: «Lunedì scorso – spiega Balocco – è stato deciso dall’Unione Europea che i finanziamenti relativi alla prossima programmazione per il Corridoio Mediterraneo, nell’ambito dei progetti per l’interoperabilità, la decarbonizzazione e la digitalizzazione, saranno pari al 50%».
Non è, quindi, chiaro se la percentuale coinvolga indistintamente ogni parte del tratto e riguardi, dunque, il tunnel di base, tra Italia e Francia, il vero oggetto del contendere per cui la quota Ue era stata fissata al 40%. Ovviamente, il finanziamento europeo finirebbe sul tavolo solo se le due parti decidessero di procedere con il progetto, non prima. La Francia aveva rinviato a dopo il 2030 l’eventuale costruzione della propria parte nazionale.
Si tratta di una parziale novità che «esalta» i sostenitori della contestata grande opera, dal vicepremier Salvini in giù («Ottima notizia e motivo in più per farla», dichiara il leghista), ma che non riduce i problemi ambientali connessi, né il forte calo del traffico delle merci che c’è da anni sulla tratta. Argomenti che vengono automaticamente celati a testimonianza di come il Tav sia, spesso acriticamente, ostaggio dello scontro politico.
Non si farà, infine, la consultazione popolare sull’opera chiesta dalla Regione Piemonte. «Ho ricevuto la risposta del ministro Salvini – ha affermato il presidente Sergio Chiamparino – con la quale non si autorizza lo svolgimento della consultazione previsto dall’articolo 86 dello statuto regionale» nell’Election day del 26 maggio. «Evidentemente – ha aggiunto – l’opinione dei cittadini fa paura». Salvini non ha perso tempo nella replica: «Chiamparino non capisce o fa finta di non capire. Il referendum sul Tav non posso convocarlo, ma andrei a votare domani mattina. La responsabilità è della Regione. Sono Chiamparino, il Pd e la sinistra, che da anni governano la Regione, a non averlo reso possibile».