Si può camminare a piedi, si può viaggiare con la mente. C’è chi fa della fatica fisica il proprio percorso e chi il tempo lento lo gusta attraverso le pagine di un libro. E poi c’è chi cammina in cucina. Mescolando i sapori, facendo incontrare i gusti, andandoli a pescare in culture solo apparentemente lontane. A Scampia l’incontro in cucina è da anni lo strumento per evitare l’esclusione sociale, per camminare fianco a fianco, prendendosi il tempo necessario, annullando la fretta e sconfiggendo così le tante forme di discriminazione, spesso sottili, ma sempre distruttive. A portare avanti il progetto è l’associazione di promozione sociale «Chi rom…e chi no», nata nel 2002 nel quartiere napoletano di Scampia.

Negli anni ha consolidato pratiche antidiscriminatorie basandole sulle azioni partecipate che favoriscano la convivenza, lo scambio e il confronto tra la comunità rom e quella italiana. Il tutto in una zona della città spesso raccontata dalla stampa per le violenze, la miseria e l’attività pervasiva della camorra. Nell’immaginario di «Chi rom…e chi no», però, la periferia viene trasformata in uno spazio di condivisione e sperimentazione che in questi dodici anni ha portato ad un cammino concreto verso l’emancipazione individuale e collettiva. «Il nostro è un cammino di senso, inteso come percorso di cittadinanza dentro la comunità rom e quella italiana a Scampia, in particolare, ma poi in tutta la città di Napoli – spiega Barbara Pierro, avvocato e fondatrice di «Chi rom…chi no» – Con lentezza del cammino noi intendiamo l’assecondare quelli che sono i tempi della relazione, i tempi di vita personale e di comunità, creando occasioni di incontro e legami forti all’interno del territorio e lavorando sia sulle necessità che sui desideri. Il percorso di emancipazione che nasce modifica il territorio con lentezza ma anche con grande visibilità.

Uno dei nostri più grandi successi è il teatro di pedagogia, al suo nono anno, e che coinvolge oltre cento ragazzi dalla periferia al centro città. E poi «La Kumpania», che mette insieme donne rom e italiane intorno ad una passione comune e ad una comune abilità, la cucina». E infatti, il punto di forza del melting pot di Scampia sono le donne. A mixarne passioni, necessità e desideri è il progetto «La Kumpania – Percorsi Gastronimici Interculturali», nato nel 2008 da una precedente esperienza informale di cucina tradizionale rom. E oggi quell’integrazione cercata in cucina si è tramutata in una realtà consolidata: dal 2013 «La Kumpania» è diventata un’impresa sociale di cui fanno parte professionisti nel campo dell’educazione, della ricerca e del diritto che, insieme alle donne rom e italiane, lavorano sulla gastronomia interculturale. La cucina come strumento di emancipazione sociale, economica e professionale, come mezzo di sperimentazione di modelli di economia eco-sostenibile.

A breve il passo in più: l’associazione inaugurerà a Scampia uno spazio interculturale con impianti di cucina, bar, servizio catering, aperto al quartiere e «abitato» in modo stabile, punto di riferimento per giovani, famiglie, bambini, donne, italiani e stranieri. «Sono donne che provano a fare economia, a rimboccarsi le maniche, a sfatare il mito della via dell’assistenzialismo facendo microeconomia dal basso – continua Pierro – Abbiamo avuto come sede una baracca abusiva, come scelta politica, per dare il senso del cambiamento alla base. Questo ha creato anche un’integrazione tra la città e il campo rom, le relazioni sono aumentate nel tempo, i cosiddetti non-luoghi si sono trasformati su iniziativa di chi li abita e sono diventati propulsori di iniziative culturali, sociali ed economiche».
La chiave di volta è il lavoro con gli abitanti di un quartiere, il lavoro sui bisogni ma anche sui desideri. I risultati sono tangibili: «Oltre a La Kumpania, diventata impresa sociale, siamo riusciti a creare una compagnia teatrale a Scampia, che coinvolge tutta la città. Oggi i ragazzi di Scampia e di Napoli lavorano come attori a livello professionale. Si tratta di ragazzi italiani e rom che decidono di non delinquere più perché trovano una nuova passione e si rendono conto di essere in grado di perseguirla. Questo fa sì che si creino relazioni stabili, di amicizia e di amore, ci sono casi di matrimoni tra rom e italiani e questo per noi è un risultato concreto. E infine la riqualificazione della zona di Scampia da parte del Comune di Napoli su spinta della nostra associazione.

Sta nascendo nell’area occupata di Scampia un comitato (a cui partecipano rom e non rom) con l’intenzione di riqualificare attraverso la comunità rom tutto il quartiere. In questo modo vogliamo compiere il passaggio da questioni che sembrano territoriali – come quella rom – a questioni di cittadinanza: rispetto ad alcuni anni fa, quando si tendeva a settorializzare gli interventi (i giovani, i rom, la riqualificazione degli spazi), oggi si agisce nella città nel suo insieme così da avere gli strumenti per comprendere la complessità nella quale viviamo e operiamo». Camminando, con lentezza, senza fretta, concedendosi il tempo di cogliere le sfumature dolci e amare della realtà intorno, si vedono le radici della discriminazione, quella etnica, quella di genere, quella tra centro e periferia. E la si combatte.