Gli entusiasmi per il «piano B» – Milano e Cortina – che salva la candidatura olimpica italiana si spengono repentinamente nel pomeriggio di ieri, quando la fatidica domanda si abbatte sulle varie alchimie geografiche inventate: chi paga?

Nel governo regna la confusione e lo scontro erompe tra due anime che hanno idee opposte. Salvini e la Lega spingono per finanziare le Olimpiadi con fondi centrali – consapevoli che si tratta di una manna elettorale per Lombardia e Veneto – mentre Luigi Di Maio il sottosegretario Simone Valente scandiscono all’unisono: «Se Milano e Cortina vogliono fare le Olimpiadi dovranno trovare da sole le risorse. Lo Stato non può metterci soldi».
Posizione bizzarra, perché solo fino a due giorni prima la componente governativa pentastella non avanzava dubbi sulle risorse che il governo avrebbe messo a disposizione.

Caduta la loro città, il M5s ritira la disponibilità a finanziare i Giochi Olimpici. Diventa così fondamentale il ripescaggio di Torino e della Sindaca Chiara Appendino: perché senza di lei dallo Stato non giungeranno fondi per alcuno e la candidatura sarebbe poco credibile al Cio.

I due presidenti di Regione, Zaia e Fontana si rendono conto che i loro bilanci difficilmente potranno permettersi i necessari investimenti miliardari. A meno che non si voglia puntare su mutui con istituti di credito privato, aumento delle tasse o taglio dei fondi per la sanità.

«Senza le garanzie del Governo? Io spero che questo non accada – dice Luca Zaia, perché è chiaro che per sole due città trovare 400 milioni non è una cosa da poco. Ma spero sempre nel sostegno del Coni e l’appello al Governo resta aperto».  Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia: «È curioso che se eravamo in tre lo Stato metteva le garanzie e in due non le mette più. Credo che come regioni si possano garantire le coperture e poi trovare privati come sponsor».

Desideroso di entrare dentro la partita anche il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. Nel caso si trovasse un accordo fra i tre presidenti si andrebbe verso una soluzione “tridente senza Torino”,ovvero con qualche gara di sci al Sestriere. Ma il problema dei finanziamenti, ancor più che per Lombardia Veneto, in Piemonte sarebbe presente. E la speranza che i privati possano coprire gli investimenti necessari, statisticamente nell’ordine di oltre tre miliardi di euro, è remota. Così ieri è scattato il corteggiamento interessato di tutti verso la sindaca di Torino: la cui presenza significa l’apertura dei cordoni della borsa da parte del governo.

Chiara Appendino si barrica dietro la «mancanza di chiarezza sui finanziamenti» ma il suo problema, e dell’intero Movimento Cinque Stelle, è dato dalla sua maggioranza, che al momento è contraria a ogni tipo di accordo con Milano e Cortina. E che ieri manifestava soddisfazione, nella sua componente contraria alle Olimpiadi, per l’esito della trattativa.

Sembra invece auspicare la prova di forza della sindaca torinese il presidente del Coni Giovanni Malagò: «Torino può ripensarci, c’è tempo».