Abbiamo tutti in mente l’immagine simpatica di Bug’s Bunny con la sua brava carota arancio da sgranocchiare. Tutti i bambini del mondo conoscono il coniglietto pestifero e immaginano naturalmente che le carote siano di un solo colore, arancio. Non è così, non è stato così fino a quando i maggiori centri sementieri non si sono concentrati in Olanda, terra di tulipani ma soprattutto tra le più intensamente coltivate del mondo. Terra di serre e di agricoltura altamente ed intrinsecamente connessa con la chimica e la bioingegneria. Il colore preminente delle carote sul mercato è dovuto alla casata degli Orange, i Reali d’Olanda (tutti conoscono o conoscevano la casacca di Johan Cruyff), è stato quello il motivo della selezione di un determinato e unico colore.

La carota era conosciuta dai romani, apprezzata e coltivata fin dall’antichità. Nel dialetto napoletano essa è detta «pastenaca» e questo termine ci spiega molte ed interessanti cose.

La pastinaca, di colore bianco, somiglia alle carote, «pastinaturo» è il nome in vernacolo di quell’attrezzo appuntito che si usa per «pastenare» ovvero mettere a dimora quel genere di tubero. La carota, una ombrellifera dai semi particolarmente piccoli, è meglio seminarla in semenzaio, poi, una volta diradate le piantine, con l’aiuto del «pastenaturo» interrarle. Meglio compiere queste operazioni a luna calante. Occorre un terreno sciolto, leggero, soprattutto del tutto privo di sassi che deformerebbero la crescita delle nostre carote. Non erano solamente arancioni e neppure avevano tutte la stessa forma omogenea che troviamo nei supermercati.

Esistevano una infinità di varietà di colori e forme le più disparate e le associazioni mondiali dei seedsavers, i salvatori di semi della tradizione rurale, hanno compiuto una egregia opera di recupero e salvataggio delle molteplici carote contadine. C’erano carote rosse e violette, particolarmente diffuse in Sicilia, carote gialle e di tutte le sfumature intermedie. Anche le forme a radice quadrata, tondeggiante, ovoidale, triangolare, terminante a punta o mozza, ramificata o più regolare. Polignano a Mare non è soltanto il luogo di nascita di un grande della musica leggera italiana, Domenico Modugno, è un territorio dove questa magnifica biodiversità esiste ancora ed è preservata da un Presidio Slow Food. Una decina di ettari sabbiosi, il proseguimento di metodologie di coltivazioni sostenibili, l’impiego di acqua salmastra e soprattutto la conservazione delle sementi tradizionali, hanno consentito la sopravvivenza di infinite varietà di carote dai colori più vivi e dalle forme più diverse. Dal viola intenso all’arancio passando per il giallo, le carote di Polignano hanno una sapidità e un gusto unico. Nulla a che vedere con carote arancioni, stoppacciose e insapori che dominano il mercato. Un altro luogo del Mediterraneo dove le carote hanno conservato questa strabiliante ricchezza è l’isola di Gerba, nel golfo di Gabes, in Tunisia. Anche qui il terreno sabbioso e la vicinanza del mare hanno permesso la conservazione di innumerevoli varietà. Che la carota non sia solamente arancione adesso sarà chiaro ad altri coltivatori e facilmente potranno reperirne le sementi rivolgendosi al Presidio oppure alle associazioni di seedsaver presenti in tutta Italia.