Claudio Durigon era stato finora un uomo molto fortunato. Da 40enne a Latina aveva fatto una rapida carriera all’interno dell’Ugl, l’ex sindacato Cisnal vicino all’Msi, assurto agli onori della cronaca e della concertazione ai tempi di Renata Polverini, poi decaduto per le inchieste giudiziarie che avevano disarcionato il possente Giovanni Centrella, ex operaio Fiat a Pratola Serra (Avellino).

Claudio Durigon, fino al 2018 vicesegretario Ugl

L’INTUIZIONE DI DURIGON – che deteneva «la cassa» dell’Ugl – e del suo sodale Francesco Paolo Capone nel 2018 fu a suo modo geniale per rilanciare il sindacato: diventare una succursale della Lega. L’espressione non è eccessiva visto che una parte della sede centrale di Roma – di fronte alle vecchie Botteghe Oscure – fu letteralmente appaltata ad ufficio per la «Bestia» di Salvini: da lì il prode spin doctor Merisi – pagato dall’Ugl – ha creato il personaggio del «capitano» che ha sfiorato il trionfo fino alla caduta del Papeete.

Se Capone è rimasto alla segreteria dell’Ugl – che nel frattempo ha praticamente smantellato il suo ufficio stampa licenziando in tronco due dipendenti appena sposate – il prode Durigon si è fatto eleggere con la Lega ed è diventato sottosegretario al Lavoro ed esecutore materiale del flop Quota 100.

Nei due anni di governo giallorosa ha girato l’Italia del sud per la Lega, usando sempre le sedi Ugl.

APPENA TORNATO sottosegretario con Draghi – è stato promosso al Mef – ora però Durigon ha finito la fortuna. Ed è nel bel mezzo di una tempesta per l’inchiesta del sito fanpage.it che lo ritrae mentre promette incarichi di governo in Puglia e – molto più grave – si vanta che il generale della Guardia di finanza che indaga sulla Lega sarebbe stato messo lì dal partito stesso.
Sul punto in serata i pm di Milano Eugenio Fusco e Stefano Civardi che indagano sui fondi neri della Lega hanno espresso «piena fiducia» nella Guardia di Finanza che ha dimostrato «professionalità», «rigore» e «tempestività» nelle indagini. Mentre Durigon ha annunciato «10 querele a Fanpage.

Ma l’accusa politica rimane tutta in piedi: in pratica l’Ugl avrebbe finanziato e dato spazi la Lega alle prese con il blocco finanziario causato dall’inchiesta sui 49 milioni frodati e in cambio la Lega avrebbe fatto eleggere Durigon alla camera.

Ieri alla Camera l’argomento è stato rilanciato sia da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che da mezzo M5s, compreso Di Maio. Alta tensione quando Eugenio Saitta (M5s) ha chiesto che il ministro dell’Economia Daniele Franco riferisca sule affermazioni di Durigon. I toni si sono alzati tanto che ad un certo punto al centro dell’emiciclo dei deputati di Lega e M5S stavano per venire alle mani con intervento dei commessi e sospensione della seduta.

«LE PAROLE del sottosegretario Durigon – aveva detto Saitta – destano sconcerto e inquietudine. Parole gravissime, inaudite e inaccettabili che il ministro dell’Economia Daniele Franco, deve chiarire in Parlamento. È necessaria, trasparenza, chiarezza e di tutelare il Mef che è certamente estraneo a questi fatti». Il deputato leghista Ziello ha replicato: «Siamo stanchi di vedere quest’aula trasformata dai Cinquestelle in un’aula di Tribunale. L’M5s chiarisca sulle parole della sottosegretaria Macina in difesa di Beppe Grillo», dimostrandosi allo stesso livello. Poco dopo, l’ex ministro Danilo Toninelli rincara la dose: «Quanto emerge dal video-inchiesta di Fanpage non lascia spazio a dubbi. In attesa che possa intervenire anche la magistratura, il nostro principio costituzionale di “disciplina ed onore” è venuto meno: Durigon si dimetta dal delicato quanto importante ruolo di sottosegretario all’Economia».

NEL FRATTEMPO IL PRODE Capone continua a fare danni. È lui ad aver sottoscritto il contratto capestro sui rider con Assodelivery, dividendo anche l’ufficio stampa – sempre Ital comunications – con la stessa associazione datoriale, un caso unico nelle democrazie.

Ma Salvini va avanti imperterrito: «Vicenda surreale, a proposito dei miei rapporti con l’Ugl, sabato mattina sarò in piazza Duomo a Milano al fianco dei lavoratori Ugl nel nome del rispetto, della vicinanza e della trasparenza». Ecco, soprattutto in nome della trasparenza.