HAIBATULLAH AKHUNDZADA
Originario della provincia meridionale di Kandahar, uomo della vecchia guarda talebana, molto vicino allo storico leader mullah Omar, mullah Haibatullah Akhundzada è l’Amir al-Mumineen, il comandante dei fedeli, la massima autorità dei Talebani. È stato eletto nel maggio 2016 dalla Rabhari Shura, l’organo di indirizzo politico e strategico del movimento. Durante l’Emirato islamico, quando in Afghanistan governavano i “turbanti neri”, è stato a capo delle Corti di giustizia militari. In seguito ha redatto alcune fatwe del movimento, per poi operare soprattutto come propagandista, reclutando giovani e facendo da mediatore. Sheikh ul-hadith, specialista nell’interpretazione dei detti del profeta Maometto, vanta forti credenziali religiose ed è riuscito a mediare tra i pragmatisti e gli oltranzisti, conducendo i Talebani dal rischio di implosione alla presa del potere a Kabul.
I GUANTANAMO FIVE
Tra i negoziatori di Doha – i Talebani che hanno strappato agli americani l’accordo che ha condotto al ritiro delle truppe straniere – c’erano anche i cosiddetti «Guantanamo Five». Sono i nomi meno conosciuti, ma le loro storie rimangono emblematiche. Si tratta di Mullah Khairullah Khairkhwa, Abdul Haq Waseq, mullah Fazel Mazlum, mullah Norullah Nuri e Mohammad Nabi Omari. Mullah Fazel, già a capo dell’esercito dei Talebani, e mullah Nuri, già responsabile della zona nord del Paese, nel 2001 si erano arresi e consegnati, confidando un passaggio sicuro per il Pakistan. Ma hanno incontrato Abdul Rashid Dostum, il maresciallo sbaragliato pochi giorni fa dai Talebani, e sono finiti in carcere, a Guantanamo. Insieme agli altri 3, hanno fatto il carcere duro fino al giugno 2014. Ne sono usciti in cambio del rilascio da parte dei Talebani del sergente americano Bowe Bergdahl. Poi si sono abituati alle lobby dell’hotel Sheraton di Doha, dove hanno incastrato l’inviato statunitense, Zalmay Khalilzad. L’afghano-americano Khalilzad ora è dileggiato da tutti gli afghani, che gli attribuiscono le responsabilità della caduta di Kabul. I «Guantanamo five» ambiscono a un ministero.
MULLAH ABDUL GHANI BARADAR
SIRAJUDDIN HAQQANI
Insieme a mullah Abdul Ghani Baradar e a mullah Yacoob, è uno dei tre vice del leader supremo Haibatullah Akhundzada. Ed è figlio di Jalaluddin Haqqani, il fondatore dell’omonimo network del terrore, già sodale di Osama bin Laden e tra i protagonisti prima della resistenza all’occupazione sovietica, poi di una rete criminale che opera nelle aree di confine tra il Pakistan e l’Afghanistan, come hub di gruppi jihadisti. La rete Haqqani è poi entrata ufficialmente nei Talebani, pur mantenendo margini di autonomia operativa e finanziaria, mentre Sirajuddin ha scalato le vette della Rabhari Shura. Rappresenta l’ala oltranzista del movimento, quella dei duri e puri, nemici di ogni mediazione e negoziato, e nelle scorse settimane ha insistito affinché i Talebani conducessero l’offensiva militare sulle città, anziché aspettare il ritiro degli americani.
MULLAH YACOOB