«Per una visione condivisa delle politiche culturali di questa città» si intitola il comunicato con cui i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo lanciano un’assemblea cittadina per sabato 12 marzo. Un’occasione per riannodare i fili del movimento cresciuto durante la chiusura dei luoghi di spettacolo, quando fu protagonista di azioni collettive come l’occupazione temporanea del Globe Theatre. Ma soprattutto un modo per discutere pubblicamente su ciò che sta accadendo al Teatro di Roma dopo il commissariamento, ovvero la strada scelta dal ministero per giungere alla costituzione di una fondazione.

«IL PASSAGGIO è estremamente delicato, i rischi sono molti: potrebbero essere esternalizzati i servizi, creando più precariato e lasciando a casa i precari già presenti dentro il Teatro di Roma. Il grande problema poi è che non c’è alcuna comunicazione con chi sta prendendo le decisioni» ci racconta Leonardo Delogu, artista e partecipante all’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici. Ed è proprio per non lasciare che tutto si decida all’oscuro dei cittadini e di coloro che svolgono la propria professione nel teatro che è stata chiamata l’assemblea. D’altronde i buchi su questa vicenda sono molti, a partire da quelli del bilancio – non si sa esattamente a quanto ammontino, si sa solo che sono ingenti. «Gli spettacoli vengono cancellati, i contratti non rinnovati, non si dà seguito agli accordi. Oltre all’insolvenza per le produzioni già archiviate. Ci sono ripercussioni sulle vite delle persone che vanno prese in considerazione» affermano i membri del collettivo.
Nel lanciare l’appuntamento vengono invitati esplicitamente tutte le figure istituzionali coinvolte, alle quali si chiede inoltre di «rendere disponibile il Teatro Argentina per lo svolgimento dell’assemblea».

UNA QUESTIONE simbolica ma anche una sfida che implica una presa di responsabilità. Per ora però da parte dei soci, ovvero comune, regione e ministero, non arrivano risposte. Chiediamo se il passaggio da associazione a fondazione potrebbe diventare anche un’opportunità, ci rispondono così: «È difficile dirlo, il punto è che la fondazione è un modello politico che però sta improntando il commissario Gianluca Sole. Quello che ci chiediamo è, a questo tecnico è stata data un’indicazione politica? E se sì, di quale tipo? Le esperienze che abbiamo in Italia sono molto diverse tra loro, non tutte sono positive. È importante che i privati che entreranno nella fondazione non deformino l’offerta culturale, e per questo bisogna che ci siano dei chiarimenti».

I LAVORATORI e le lavoratrici chiedono quindi che i processi vengano maggiormente condivisi, non solo ad un livello tecnico ma innanzitutto di visione, per rispondere alle domande: Che cos’è un teatro pubblico? Come lo immaginiamo? La sfida è quella di non cadere in una nuova centralizzazione, che rischia di penalizzare fortemente l’ambito del contemporaneo favorendo invece i nomi noti e «rodati», abbandonando poi a se stessi i teatri di cintura, ovvero le sale di periferia che fanno capo al Teatro di Roma. «Il punto è il recupero di una funzione pubblica per puntare ad una rappresentazione del mondo che racconti il presente, per ritrovarci come comunità. Per noi il teatro deve rimanere portatore di conflitto, di scambio, di complessità».
L’appuntamento di sabato 12 arriva dopo un periodo altalenante per il movimento, che dopo mesi di intensa mobilitazione ha dovuto fare i conti con la riapertura dei luoghi di spettacolo e il restaurarsi «dell’identica ripresa delle dinamiche di sfruttamento» come scrivono nel comunicato. D’altronde la riforma per regolare il settore non ha portato gli effetti sperati: «È una riforma non coraggiosa, conservativa, molti e molte sono tagliati fuori dalle tutele mentre noi chiediamo maggiori risorse per la cultura». E quello dei fondi è sicuramente un nodo cruciale, sia per i tagli che sta portando avanti il Teatro di Roma sia per l’iter della legge. L’emenda mento sull’indennità di discontinuità è stato infatti bloccato dal Senato proprio per la mancanza di risorse. Una delle questioni che l’assemblea cittadina rimetterà al centro e cercherà di affrontare collettivamente.