Addirittura sulla lava ci si arrampica per guadagnarsi la vetta dell’Etna, in questa tappa che parte da Caltanissetta e serve al gruppo a salutare la Sicilia. È il quinto arrivo quassù in cima, anche se questo versante, il più duro, i corridori mai lo avevano scoperto. Poco frequente, invece, ai tempi degli eroi, lo sbarco siciliano. Il primo avvenne nel 1930, e fu il Giro di Binda. Il trombettiere di Cittiglio quel Giro non lo corse in verità, e proprio per questo fu ancor più suo. I rivali infatti, indispettiti dalla sua elegante tirannia (otto tappe una via l’altra l’anno prima) scesero sul piede di guerra, minacciando boicottaggi. Dal calumet della pace fumato dalle squadre nella tenda del grande capo Armando Cougnet uscì l’idea buona: si paga Binda, come se avesse vinto, più qualche extra, basta che stia a casa. Ventiduemilacinquecento lire in tasca e affare fatto. Andò in Francia quindi per la prima volta, Binda, e spianò i Pirenei, prima che un guasto alla bicicletta mettesse fine prima del tempo a quell’impresa.

L’anno scorso, con il vulcano nel mirino, la fuga andò via ed i big si astennero dal dar battaglia, un andazzo che poi marcò tutta la corsa. A questo giro l’atmosfera in corsa è differente, ogni tappa è un’imboscata. E infatti nel percorso vallonato che precede la scalata vanno via addirittura in 26. Ci si mimetizzano dentro due di quelli buoni, Henao e soprattutto Chaves, compagni di Froome e Yates (in gran forma), sicché le altre squadre sono costrette agli straordinari. Astuto Chaves, polli gli altri, che tardano a far la conta di chi manca in gruppo, regalando al colombiano 3 minuti di vantaggio. L’Astana, che come squadra è più completa, si assume il peso della rincorsa. Quando i gregari stremati si fanno respingere uno ad uno dall’ascesa del vulcano, in gruppo si aprono le danze. Più al gancio di tutti Froome e Aru, in difficoltà quando ancora siamo al minuetto. Chi proprio non ce la fa a stare a ruota è Simon Yates. Non ce la fa nel senso che è il più forte, non lo scalfiscono le baruffe di Dumoulin e Pozzovivo, ma ha il suo compagno là davanti a tutti. Chaves infatti ai meno quattro salta il nostro Ciccone e prova a prendersi la tappa. In vista della vetta, dove solo la ginestra sopravvive ai boschi di querce che davano le navi ai romani, Yates dà un’occhiata in giro e si accorge che un suo attacco lo porterebbe in maglia rosa. Vola quindi a riprendere il compagno, ed il primato, e poi con un sorriso gli lascia la vittoria.