Non c’è unanimità nella Cgil sulla via da intraprendere per aumentare la democrazia interna: il “modello Camusso” è passato con ampia maggioranza, ma c’è il no di Maurizio Landini, della Fiom e dell’area Democrazia e Lavoro (D&L) guidata da Gianni Rinaldini e Nicola Nicolosi. Intanto la Cgil alza il tiro nei confronti del governo: Susanna Camusso, concludendo la Conferenza di organizzazione all’Auditorium di Roma, ha chiesto a Cisl e Uil di avviare «subito una mobilitazione sulle pensioni, perché deve essere – ha detto – la nostra priorità nella legge di Stabilità».

«La priorità deve essere una e una sola: le pensioni», ha ripetuto Camusso dal palco: «Per poter dare un futuro a tanti giovani che altrimenti non possono entrare nel mondo del lavoro, e per chi si è trovato improvvisamente a dover rimanere molti anni di più a svolgere un’occupazione di fatica».

«È una riforma che costa? Certo che costa – ha sottolineato la segretaria Cgil – Costa perché redistribuisce, è una scelta politica precisa che si deve fare: noi siamo anche pronti a discutere meccanismi di solidarietà all’interno degli stessi pensionati, ma non ci si dica più che l’uscita se la dovranno pagare con prestiti e penalizzazioni quei lavoratori e quelle lavoratrici che sono già destinati a prendere assegni non certo alti».

E proprio sul terreno delle pensioni, Camusso propone a Cisl e Uil non solo di «attivare una mobilitazione immediata», ma anche di realizzare quell’unione più strutturale che da tempo chiede la Uil. Il segretario Carmelo Barbagallo, intervenendo alla Conferenza, ha proposto infatti a Cgil e Cisl di «firmare un patto federativo come quello del 3 luglio 1972, basato sui consigli di fabbrica».

Barbagallo ha anche portato all’Auditorium una copia di quel patto, e ha spiegato che si potrebbe costituire una sorta di direttorio, una cabina di regia unica. Il leader Uil pensa a una direzione unitaria, con 90 membri (30-30-30), e una segreteria unitaria, ristretta a 15, con una sede comune, dicendosi disposto pure a una ripartizione proporzionale.

Camusso non esclude un percorso simile, ma chiede che si parta da una vertenza concreta, appunto le pensioni: «Anche perché oggi c’è una lacerazione con i lavoratori per quello che non abbiamo fatto in passato (si riferisce alla non mobilitazione contro la riforma Fornero, ndr) e non possiamo permetterci altri sbagli».

I tre sindacati concordano poi sulla necessità di rinnovare i contratti prima di discutere di modelli con Confindustria: «Non solo quello del pubblico impiego, ma anche quelli privati – dice Camusso – perché è chiaro che gli industriali puntano a tagliare i salari. E sono contenta che su questa priorità si sia aggiunta ora anche la Cisl. Adesso cerchiamo un punto comune per rinnovare il modello: ma non guardiamo solo all’indicatore salariale, e non poniamoci come obiettivo solo la difesa del potere di acquisto, pensiamo che i salari possano anche aumentare». La segretaria Cisl Annamaria Furlan, intervenendo a sua volta dal palco, ha sollecitato le imprese a rinnovare i contratti.

Un terzo tema su cui i sindacati possono ritrovarsi: il fisco. «Ma attenzione – ha detto Camusso – Non chiediamo genericamente l’abbassamento delle tasse, come fa il premier che ormai lo promette ovunque e a tutti. Noi siamo per un intervento di redistribuzione verso chi ha meno. E niente incentivi per le imprese a pioggia, ma solo a chi innova e investe».

Ed ecco l’Assemblea

Il documento conclusivo della Conferenza di organizzazione è stato approvato con 587 voti a favore, 151 contrari e 8 astenuti. Passa, come detto, il “modello Camusso”, che prevede che d’ora in poi le elezioni di segretari generali e segreterie, a tutti i livelli, non vengano fatte più dai direttivi, ma da assemblee con una maggioranza (50% più 1) di lavoratori e pensionati di lega. Si potranno proporre altre candidature raccogliendo il 15% di firme.

Un modo per «sburocratizzare la Cgil», ha detto Camusso, che ha teso la mano a Landini, cercando di smorzare lo scontro: «Non chiudiamoci, sperimentiamo questo nuovo modello: non sarà tutto, ma è un inizio. Se non andrà bene, c’è il prossimo Congresso per verificare e cambiare».

Congresso che si terrà nel 2018: non a caso i più insoddisfatti, Democrazia e Lavoro, hanno chiesto invece un Congresso straordinario, a breve. Ieri una serie di delegati, da Rosi Scollo della Stm di Catania a Ciro D’Alessio della Fiat di Pomigliano, hanno spiegato che in questo modo la Cgil «non fa partecipare i lavoratori, perché andrà a riprodurre nelle Assemblee le stesse pratiche di cooptazione che si verificano nei congressi e nei direttivi». Per questo, come anche dall’altro lato Landini, i componenti di Democrazia e Lavoro vorrebbero «aprire la discussione con i lavoratori, mentre invece è stata chiusa in fretta».

D&L avrebbe preferito rafforzare i poteri dei Direttivi, riservando il 75% dei seggi ai delegati e lasciando solo il 25% all’apparato. Anche Landini ha votato no: ha un’idea più rivoluzionaria sui meccanismi di elezione della Cgil, e vorrebbe dare la parola e il voto direttamente a tutti gli iscritti.