La pandemia ha colpito i salari più in Italia che nel resto d’Europa. È il risultato principale della ricerca presentata da Fondazione Di Vittorio e Cgil. Confrontando il 2020 con l’anno precedente si scopre che nell’Eurozona la massa salariale è calata del -2,4%; in Italia del -7,2%, stesso valore della Spagna. Ma lì gli occupati dipendenti sono scesi solo dell’1,7%, da noi del 4,3%.

La situazione del nostro paese è un unicum in Europa per «lavoro povero»: ci sono circa 3 milioni di precari con contratti a tempo determinato e 2,7 milioni di part-time involontari – coloro che sono costretti a lavorano a tempo parziale – che si aggiungono ai 2,3 milioni di disoccupati ufficiali, stimati in quasi 4 milioni come «disoccupazione sostanziale» dalla Fondazione Di Vittorio.

La percentuale di part-time involontario è la più alta in Europa: il 66,2% sul totale degli occupati a tempo parziale (circa 4,2 milioni), contro il 24,7% dell’Ue. Il loro salario è più basso di oltre il 10% della media Ue.