Due le novità concrete emerse ieri a un convegno della Fiom sul tema delle pensioni, annunciate dallo stesso ministro del lavoro Enrico Giovannini, intervenuto come relatore: la contrarietà al blocco imposto all’indicizzazione delle pensioni sotto i tremila euro e la discussione in Senato della proposta di legge relativa al cosiddetto «reddito di inclusione attiva».

È positivo il bilancio della giornata tracciato da Massimo Brancato, sindacalista Fiom che ha introdotto gli interventi: «Apprezziamo l’interlocuzione che finora abbiamo avuto col governo e i riferimenti del ministro ai temi della rappresentanza, alla necessità di estendere la cassa integrazione e di rivedere il criterio contributivo, ma ci sono ancora molte risposte da dare ai lavoratori».

L’intento della Fiom era porre l’attenzione sullo scopo con cui sono state fatte le riforme del sistema pensionistico negli ultimi 20 anni e indicare una inversione di tendenza: «Dal 1995 l’ottica è stata quella di fare cassa, noi vogliamo dimostrare, cifre alla mano, che le pensioni rappresentano una risorsa, una fonte d’investimento e un pilastro del welfare a cui non bisogna rinunciare», ha spiegato Brancato.

Il convegno è iniziato con le relazioni di Felice Roberto Pizzuti e Massimo Raitano della Sapienza, da cui la Cgil Fiom ha tratto spunto per la proposta di legge che presenterà in Parlamento. In particolare il sindacato, sulla base degli studi di Pizzuti, chiede norme che impongano d’investire i fondi pensione (attualmente il 75% è allocato all’estero) verso la Cassa Depositi e Prestiti o altri tipi di capitalizzazioni italiane.

Ha ricevuto particolare consenso anche la proposta di Raitano d’introdurre una pensione retributiva per chi, anche se in maniera discontinua, è entrato nell’ambito delle politiche attive del lavoro: questo permetterebbe di migliorare le condizioni dei lavoratori atipici, che aumentano di anno in anno.

Pietro Locatelli, della Fiom Lombardia, ha segnalato «l’errore commesso con la cancellazione della pensione di anzianità», ribadendo inoltre che i lavori non sono tutti uguali. Carla Cantone, segretaria dello Spi Cgil, ha affermato che «la nuova concezione di welfare ci è caduta addosso» e ha incalzato il ministro Giovannini sul tema del blocco imposto alla rivalutazione delle pensioni. Un confronto trasparente sul tema delle pensioni è stata la richiesta avanzata dal segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, che ha commentato aspramente la riforma Fornero, definendola «in contraddizione con quella del ’95: ha avuto l’effetto di accentuare le disparità tra i redditi, discrimina le donne e blocca il turn over».

Nelle conclusioni, Maurizio Landini ha chiesto al governo politiche per combattere la disuguaglianza in tutte le sue forme, «perché – ha detto il sindacalista – si sta rivedendo il compromesso tra capitalismo e democrazia a sfavore dei lavoratori». A difesa della sua categoria, i metalmeccanici,ha quindi affermato: «Esistono i lavori usuranti ed è giusto che queste tipologie di lavoratori, tra cui oggi vanno inseriti medici, autisti, personale sanitario, vadano in pensione dopo un certo numero di anni. Sono diritti, non privilegi». Infine, una proposta sulle cifre: rifinanziare i contratti di solidarietà come nel ’93, risparmiando circa 3 mila euro per lavoratore.