McDonald’s torna a sfidare il sindacato: non si spiegherebbe, altrimenti, la decisione di licenziare quattro persone, tra cui due delegate, nello storico locale di San Babila, a Milano. Storico perché aveva sostituito il vecchio, italianissimo Burghy, dal 1984 patria dei «paninari». Ora San Babila chiude, per fine del contratto di locazione, e se 40 dipendenti verranno trasferiti e ricollocati dalla catena, per quattro di loro è arrivato il benservito.

«Non comprendiamo come sia possibile non ricollocare quattro persone quando ne riesci a sistemare altre 40: e stiamo parlando di un territorio come Milano, dove si fa ricorso ai contratti a termine e ultimamente anche ai voucher», dice Giorgio Ortolani, segretario Filcams Cgil lombardo.

I lavoratori di tutti gli altri McDo milanesi oggi saranno in assemblea, dalle 12 alle 13,30, in solidarietà con i quattro licenziati: e «violando» un divieto dell’azienda, che non ha autorizzato – adducendo questioni tecniche e di orario – le riunioni. «Ma secondo il contratto nazionale non ci sono vincoli alle assemblee – riprende Ortolani – Se il sindacato le richiede, l’azienda deve dare ore e locali: avevamo anche proposto di contrattare regole diverse in un integrativo, proprio per evitare orari scomodi per la McDonald’s, ma proprio loro non hanno voluto».

La vicenda del San Babila è cominciata male, con tensioni e scontri, già dal 19 luglio, quando improvvisamente la direzione ha comunicato ai lavoratori che il locale avrebbe chiuso, e che loro sarebbero stati trasferiti altrove: «Quel giorno, messi davanti al fatto compiuto, con l’urgenza di firmare l’accettazione del trasferimento, i lavoratori hanno chiamato noi e i delegati – dice ancora il segretario Filcams Cgil – ma l’azienda non ci ha fatto entrare. E per due giorni nessuno dei dirigenti si è mai fatto trovare. Non era mai accaduta una cosa del genere qui a Milano, con la McDonald’s: tanto che con i nostri legali stiamo valutando di attivare le procedure per articolo 28 (comportamento antisindacale, ndr)».

Qualche giorno dopo la comunicazione della chiusura, sono arrivate le lettere di licenziamento per due lavoratori del settimo livello (si occupano di rimettere in ordine e pulire il locale) e due delegate, peraltro manager part time.

Da ieri Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno deciso di esporre le loro bandiere fuori dai locali milanesi, e le assemblee di oggi saranno certamente molto animate. Il sindacato nel milanese è storicamente molto presente e ben radicato, e il 9 maggio scorso lo sciopero per il contratto era riuscito bene. Per questo alcuni sospettano una sorta di «vendetta» a freddo.