«Delusione e sconcerto per una riforma annunciata come epocale, ma che vedrà forse la sua attuazione in un tempo più lungo. Per il momento si tratta solo di una delega in bianco». La Cgil boccia senza appello la riforma della pubblica amministrazione presentata ieri dal governo Renzi. «Nel decreto legge – spiega la segreteria Cgil – non si intravede alcuna misura che possa favorire realmente il rapporto tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni». Corso Italia rileva che nel decreto di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri «non vi sono norme che semplifichino effettivamente l’accesso ai servizi pubblici e riducano il carico burocratico per i fruitori delle Pubbliche Amministrazioni». Mentre «andrà valutato se invece qualche beneficio sia stato previsto per le sole imprese».

Dopo avere incontrato giovedì scorso la ministra della funzione pubblica Marianna Madia, la Cgil insieme agli altri sindacati confederali non aveva espresso valutazioni positive. Anzi, in attesa di una riforma strannunciata, qualcuno si era sbilanciato su un giudizio negativo consultando la sfilza di bozze fatte pubblicare dal governo sul quotidiani. Per confondere le acque e creare il consueto, gigantesco, polverone. Poi sono arrivate le carte «vere». La riorganizzazione è «ancora una volta viene annunciata, ma viene rinviata ad un tempo futuro e a contenuti che si capiranno in seguito» continua Corso Italia. Nel disegno di legge «manca di quel coraggio innovativo molto annunciato e fino ad oggi poco attuato, anche nello stesso decreto legge».

Alcune innovazioni contenute nel decreto legge «vanno poi ben capite per gli effetti che produrranno in materie sensibili (edilizia; ambiente; etc.) o per l’incremento delle tariffe , come nel caso del bollo auto». Non solo. «Le parole qualità ed accessibilità e reale trasparenza non compaiono mai». E, osserva la Cgil, «ciò è tanto più grave nel momento nel quale la risposta alla corruzione dilagante non può certo esaurirsi nel pur positivo provvedimento che riguarda l’autorità anticorruzione».

Com’era prevedibile, al più grande sindacato italiano non è andato giù il super-taglio ai distacchi del personale delle pubbliche amministrazioni. Vale a dire uno dei pochi, tangibili, obiettivi a cui Renzi si è dedicato con più passione. Su questo terreno, infatti, il Pd renziano ha voluto giocare la singolare battaglia dell’autonomia dal sindacato, segnando così – su un terreno populista e da tempo assediato dalla destra – una netta discontinuità con l’idea del partito considerato «cinghia di trasmissione» del sindacato. Per il segretario-presidente del Consiglio, quella sui distacchi sindacali è una battaglia di prim’ordine per affermare la sua identità neo-craxiana e più genericamente «modernista». Sul tavolo ha calato così l’asso dell’attacco ad uno degli aspetti più criticati dell’autonomia sindacale.

La risposta della Cgil è durissima. L’intervento che dimezza i distacchi sindacali del personale delle pubbliche amministrazioni «manomette pesantemente la rappresentatività sindacale prevista dalla legge» e «colpisce, come vendetta,direttamente l’attività dei delegati sui posti di lavoro che saranno interessati ai processi di riforma». Questo intervento, previsto a partire dal 1° agosto del 2014, continua la Cgil, «colpisce le stesse organizzazioni che ogni 3 anni si misurano anche elettoralmente per stabilire la loro rappresentatività nella contrattazione. A queste elezioni partecipa più dell’80% dei lavoratori pubblici (un numero ben superiore a quello di quanti hanno risposto alla consultazione on line)».

Pur criticando la riforma del governo, la Cgil offre comunque disponibilità al dialogo per ottenere le modifiche necessarie. «Daremo al Parlamento il nostro contributo e della organizzazione di categoria per cambiare un provvedimento che non riforma. Quel contributo che il Governo non ha ricercato e non ha voluto».

 

Cisl: «Il problema è la corruzione»

Per il segretario della Cisl Raffaele Bonanni il problema della riforma Renzi-Madia della pubblica amministrazione è invece il mancato intervento contro la corruzione. «Questo è il problema di fondo della pubblica amministrazione – sostiene Bonanni – Se non c’è chiarezza su questo anche questa volta siamo di fronte ad azioni dimostrative che non sposta nulla».

«Pur di non mettere mano alla corruzione, al sistema degli appalti si mettono davanti, di volta in volta, altre questioni che sono solo paraventi», prosegue Bonanni. «Non capisco perchè non si è iniziato dalla corruzione dilagante. E invece non si chiarisce la vicenda dei costi standard, non c’è nessun intervento sulle esternalizzazioni e sulle concessioni della p.a.» spiega il segretario Cisl ricordando che questi «sono gli aspetti centrali della corruzione e del disordine che c’è oggi nella pubblica amminstrazione».

La Cisl, al momento, non pensa a nessuna iniziativa di sciopero. «Lo sciopero per ora non ci interessa. La nostra protesta sarà quella di informare giorno per giorno i lavoratori e i cittadini di quello che viene fuori da tutti i provvedimenti del governo per fare chiarezza. Dove non riuscirà la stampa, lo faremo noi» conclude Bonanni.

«Se la strategia è questa, e cioè nessuna lotta alla corruzione e il paravento è la lotta ai fannulloni, come già Brunetta aveva fatto, la vicenda si commenta da sè», conclude Bonanni.

 

Uil: «Una riforma contro i dipendenti pubblici»

Più netto e complessivo il giudizio della Uil di Angeletti. «Una proposta che ancora una volta si accanisce con i lavoratori pubblici e, nello stesso tempo, determina un incremento della tassazione imponendo l’aumento del 12 per cento del bollo dell’auto – sostiene Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil.

Poi si passa ad uno dei nodi della riforma: il riocambio generazionale. «Si pensa di fare entrare 15000 giovani a costo zero. Ma come può avvenire ciò? I previsti esoneri dal servizio saranno pochi e, inoltre, ci sarà la mobilità a colmare questi spazi. Sembra, insomma, più una promessa per abbellire un vuoto propositivo» commenta Foccillo.

«Se si voleva intervenire per migliorare la macchina pubblica si sarebbe dovuto partire dal reperimento di finanziamenti, per investire in formazione, in tecnologia, in innovazione dell’organizzazione e, soprattutto, dal coinvolgimento di chi ci lavora, valorizzandone la professionalità e riconoscendo i loro diritti, a partire dal rinnovo dei contratti» sostiene.

Un rinnovo promesso dal ministro Madia, anche se al momento il governo non ha soldi. Ha detto che li troverà nella legge di stabilità, una promessa che non tranquillizza i sindacati. A fine anno potrebbero esserci altre urgenze e, per il momento, il Def ha confermato il blocco della contrattazione per il pubblico impiego fino al 2018.

 

Usb: il 19 giugno è sciopero generale

Per l’Unione sindacale di Base: “quanto emerso dal Consiglio dei Ministri sulla riforma della pubblica amministrazione conferma e rafforza le ragioni e la necessità dello sciopero generale di tutto il lavoro pubblico, proclamato dall’Unione Sindacale di Base per il prossimo 19 giugno”.

Poi nel dettaglio: “Vengono ignorati i 250.000 precari, per i quali non si accenna a nessuna prospettiva di stabilizzazione, mentre il taglio e l’accorpamento su base regionale di centinaia di Enti, Per decreto impongono  la mobilità obbligatoria entro 50 Km, anche fra enti diversi e il demansionamento, per tutti coloro che a seguito dei tagli, delle privatizzazioni e degli accorpamenti”

Per il sindacato di base quella di Renzi e Madia è “una idea vecchia ed autoritaria del mondo del lavoro dove il singolo dipendente deve trovarsi solo davanti al proprio datore di lavoro, tagliano loro il diritto alla rappresentanza collettiva, decretando  il taglio del 50%   di tutti i permessi sindacali, compresi quelli delle RSU, e dei distacchi  di ogni singola organizzazione sindacale a partire dal 1 agosto.

 

Madia: «La riforma non è punitiva».

La  ministra Marianna Madia ha cercato stamane di schivare le prime cannonate sparate dai confederali. La riforma della Pubblica amministrazione, ha detto, è ispirata da «una logica che è solo di equità e giustizia» e «non è punitiva».