Come in ogni congresso Cgil che si rispetti è dietro le quinte che se ne decidono le sorti. Durante gli interventi dal palco vanno avanti anche le commissioni politiche sui documenti e gli emendamenti, ma soprattutto gli incontri nei corridoi per tentare una «soluzione unitaria», da tutti auspicata ma ancora molto lontana. Con la conta fra Maurizio Landini (in vantaggio) e Vincenzo Colla sempre più probabile.

Uno dei grandi elettori di Colla al congresso non c’è. Ivan Pedretti, il segretario dei pensionati dello Spi, è assente per motivi di salute e ha inviato al congresso un messaggio molto applaudito: «Il cuore a volte fa brutti scherzi e ti dice ’rallenta, prenditi una pausa’», racconta. Sull’esito del congresso auspica: «Lavoriamo tutti insieme per una nuova e grande organizzazione all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte, facciamolo unitariamente, ce lo chiedono i tanti e tante militanti, con questo congresso consegniamogli una Cgil e un gruppo dirigente che ha saputo stare insieme anziché dividersi, l’unità è la nostra forza».

Se dal palco Susanna Camusso aveva detto di «attendere risposte» su una proposta di condivisione della segreteria da parte di chi appoggia Colla, la risposta dal fronte riformista è ancora negativa: si chiede un ruolo da vicesegretario unico per Colla come condizione indispensabile per un accordo.

Dal palco poi è arrivato un attacco molto duro a Camusso da parte di Michele Azzola, segretario di Roma e del Lazio: «La retorica del noi non funziona quando non si tiene conto di metà del gruppo dirigente e lo si accusa di interessi personali. Il segretario lavori veramente per l’unità altrimenti la competizione non è un dramma: abbiamo due validi candidati e chi prende un voto in più è il segretario di tutti».

Ieri sera la soluzione unitaria dunque sembrava ancora molto lontana e, nonostante i pontieri al lavoro, i due fronti si preparavano ad andare allo scontro su due liste separate per l’elezione dell’Assemblea generale che giovedì eleggerà il nuovo segretario generale.

Ma ieri chi appoggia Landini era più tranquillo sui numeri. Da più parti – da più categorie e territori – si dava per scontato un vantaggio «cospicuo» e «tranquillizzante». E allora la «paura della conta» dovrebbe essere più in chi è in minoranza – chi appoggia Colla – e che rischia di perdere posti in segreteria e nel direttivo, il parlamentino della Cgil.