«L’incazzatura bella tonda» dei lavoratori e «una lettera di 300 Rsu che ci chiedevano di reagire ad un attacco violento e di portata storica che ha fatto il governo sul tema dei diritti». Vincenzo Colla, segretario della Cgil Emilia-Romagna, spiega così i motivi che lo hanno portato a indire le otto ore di sciopero e la manifestazione regionale di questa mattina a Bologna.

Motivi che hanno pesato – eccome – anche a livello nazionale, spostando il piatto della bilancia verso la manifestazione nazionale del 25 ottobre a piazza San Giovanni, rompendo gli indugi in attesa delle decisioni di Cisl e Uil.

L’Emilia quindi torna avanguardia sindacale – qui perfino la Uil ha proclamato 8 ore di sciopero, da gestire però sul territorio – e si riprende un ruolo preminente. A Bologna una manifestazione del genere non si vedeva da più di un lustro: due cortei partiranno alle 9, uno da Porta San Felice per i manifestanti che provengono da Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Bologna; l’altro da Piazza XX Settembre per chi arriva dai territori di Rimini, Cesena, Forlì, Imola, Ravenna, Ferrara e Modena. Entrambi i cortei confluiranno in piazza Maggiore.

Lì prenderanno la parola, fra gli altri, delegati della Breda MenariniBus di Bologna, della cooperativa 3 Elle di Imola, dell’IperCoop di Carpi, oltre ad un delegato straniero della Pioneer di Parma, a ricercatori dell’Enichem di Ravenna e al capolega dello Spi di Bellaria.

Il comizio conclusivo è affidato proprio al Vincenzo Colla, 52enne piacentino, segretario regionale dal 2010. «Chiedere otto ore di sciopero a tutti i lavoratori di questi tempi non è semplice – spiega Colla – ma nelle miriadi di assemblee che abbiamo tenuto per preparare lo sciopero il clima che si respirava è quello di grande positività e consapevolezza del momento. Le persone sanno che l’attacco di Renzi sul lavoro è senza precedenti e che senza una risposta forte c’è il rischio è di un arretramento storico rispetto alle conquiste dei lavoratori e rispetto ai diritti dei precari».

Una consapevolezza che porterà ad una grande partecipazione anche fra nove giorni: «La nostra manifestazione è dentro il percorso verso piazza San Giovanni e la sua preparazione ha certamente incentivato i lavoratori a venire a Roma sabato prossimo. A noi l’organizzazione nazionale ha chiesto di portare 40mila persone e sono sicuro che le porteremo».
Al centro della piattaforma dello sciopero ci sono i precari e i loro diritti – «nuove tutele contro la disoccupazione e contro il precariato» – mentre le parole d’ordine sono «Lavoro, dignità, uguaglianza, democrazia per cambiare l’Italia».

Domani invece toccherà al Piemonte. Lì sarà la sola Fiom e il settore metalmeccanico in sciopero e in piazza con chiusura dell’emiliano Maurizio Landini.

Ieri il segretario generale era però proprio a Bologna dove ha attaccato la manovra del governo: «Qui si è assunta totalmente quella che è l’opinione della Confindustria. Non mi pare che l’insieme delle imprese italiane possa dimostrare in questi anni di aver avuto la ricetta per risolvere i problemi – ha aggiunto Landini -. Bisogna fare un’operazione di verità perchè si stanno raccontando balle al Paese. Non è questa la scorciatoia per affrontare i problemi. Per far ripartire gli investimenti il problema non è rendere più facile i licenziamenti o più precarie le persone o ridurre in modo generalizzato il costo del lavoro. Si può solo tirare fiato».

Sempre domani si manifesterà anche a Terni, dove ieri alle portinerie dell’Ast alcuni operai dell’Ilserv – una delle ditte esterne che lavorano alle acciaierie alle quali è stato proposto il taglio del 20% dei contratti, pena la rescissione – hanno dato fuoco ad alcuni cassonetti. A sostegno della vertenza domani Cgil, Cisl e Uil di Terni e provincia hanno proclamato lo sciopero generale. In mattinata si svolgerà la manifestazione a Terni, con corteo dall’Ast fino a piazza della Repubblica dove si terrà il comizio che sarà concluso da Susanna Camusso.