I giudizi sono articolati quanto i decreti. Nella sostanza però confermano le posizioni iniziali: Cgil e Uil critiche, Cisl positiva. Il giorno dopo l’approvazione definitiva dei decreti del Jobs act su riordino contratti e conciliazione dei tempi di vita e il varo degli ultimi quattro decreti su ammortizzatori sociali, politiche attive, agenzia unica di ispettorato e semplificazioni, i sindacati rimangono divisi.

Con i decreti attuativi del Jobs act «abbiamo avuto la conferma che in realtà non si è intervenuti a ridurre le tipologie contrattuali e siamo di fronte a un sistema che ha indebolito» il lavoro, commenta da Berlino il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. «Il giudizio – continua – è che la svalorizzazione del lavoro resta il tratto fondamentale, nonostante alcuni elementi che possano essere considerati positivi». Fra questi «qualche serio passo avanti si è fatto sul tema della conciliazione», mentre elementi «in parte positivi sono i temi della cassa integrazione e degli ammortizzatori». «Anche se siamo ancora in un sistema che in realtà non comprende tutta quella parte del mondo del lavoro precaria, parasubordinata, fintamente autonoma, che si trova di nuovo di fronte a una divisione tra diritto e impossibilità degli accessi», ha aggiunto.

Vedremo ora in dettaglio, ha concluso il segretario della Cgil, «come saranno i decreti legislativi sul tema della cassa integrazione e degli ammortizzatori, perché è una cosa che in parte è positiva. L’allungamento dell’indennità di disoccupazione è il criterio al netto che ci auguriamo abbia risolto il problema delle stagionalità, dell’accesso alle indennità di disoccupazione ai lavoratori stagionali o temporanei. Anche se qui si dovranno vedere proprio le formulazioni tecniche».

Critico soprattutto sull’aspetto del demansionamento è il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo. «Il governo ha sbagliato perché creerà ulteriore conflittualità legale: può incidere sulla carriera e, dunque, il lavoratore si rivolgerà al magistrato per avere giustizia».

Parla invece di «risultato storico» la Cisl. «L’estensione della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà anche alle piccole imprese tra i 5 e i 15 dipendenti è per noi un risultato certamente storico», commenta il segretario confederale Gigi Petteni, «naturalmente vanno letti con attenzione tutti i punti del decreto, in particolare quelli riguardanti gli ammortizzatori sociali. Occorre ora valutare con attenzione il tema delle politiche attive del lavoro per capire se c’è un vero segno di cambiamento, in particolare se queste politiche saranno fatte in modo adeguato perché è lì che si potrà avere una vera svolta in tema di nuova occupazione».

Dal fronte dei giovani e dei precari invece i commenti sono tutti molto negativi.

«L’inganno a danno di precari e inoccupati continua», afferma la Rete della Conoscenza. «Nonostante le critiche provenienti da più parti, il governo non ha voluto modificare l’impostazione politica dell’intervento sulle tipologie contrattuali – dichiara Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza – da un lato si continua, dopo lo scalpo dell’articolo 18, a cancellare diritti e tutele con le nuove norme sul demansionamento, che consentono al datore di lavoro di assegnare unilateralmente al dipendente mansioni riconducibili all’inquadramento contrattuale inferiore; dall’altro, la grande maggioranza dei contratti precari resta intatta e migliaia di lavoratori autonomi e atipici continuano ad essere esclusi dagli ammortizzatori sociali».

«Il ricorso ai voucher esteso fino a 7.000 euro annui – continua Alberto Campailla, Portavoce nazionale di Link – Coordinamento universitario – è molto negativo».

«È inaccettabile che il governo continui a legittimare l’apprendistato come forma di assolvimento dell’obbligo scolastico, confermando, altresì, la sperimentazione dell’apprendistato sperimentale al IV e V anno degli istituti tecnici professionale. È necessario aumentare l’obbligo scolastico a 18 anni di età e solamente in seguito prevedere forme di apprendimento in apprendistato», dichiara Danilo Lampis, Coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.