Il pulmino della legalità Cgil si ferma al posteggio dopo un tour di diversi mesi, ma il sindacato adesso marca stretto governo e Parlamento: sulle leggi contro l’evasione e la corruzione, per appalti giusti e trasparenti e per riformare la confisca dei beni ai mafiosi si deve quagliare. Basta attese: non solo per recuperare risorse preziose allo sviluppo, ma anche e soprattutto perché tanti lavoratori aspettano. E ogni ritardo favorisce la cultura contraria, quella dell’illegalità.

Così ieri, dopo le tappe di Milano, L’Aquila, Palermo, Foggia, Napoli, la Cgil ha fatto il punto a Roma: invitando a parlare il ministro della Giustizia Andrea Orlando, la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, e chi opera sul campo, dall’assessore alla Legalità di Roma Alfonso Sabella fino al procuratore della capitale, Giuseppe Pignatone.

Una legge in effetti ha iniziato il suo iter in Parlamento, e adesso è in Commissione Giustizia della Camera: nasce dalla sintesi di una proposta Bindi insieme a una di Cgil e Libera. Affronta tanti dei nodi che stanno a cuore al sindacato, riassunti dalla segretaria Cgil Gianna Fracassi: «Ci dobbiamo concentrare sul contrasto all’autoriciclaggio e al falso in bilancio, sui tempi di prescrizione dei reati. Ma ricordo anche la raccolta di firme che la Cgil ha avviato sulla riforma degli appalti, e vanno dotate di più risorse magistratura e forze dell’ordine».

Una sfida su più fronti, quindi. Orlando ha spiegato che nella legge in iter, cui ha dato un contributo anche il governo, «sono presenti lo sconto di pena per chi collabora, il falso in bilancio, l’innalzamento delle pene per i reati di corruzione. Ma è importante – ha aggiunto il ministro – che si cambi anche l’organizzazione e la mentalità nella pubblica amministrazione, perché la corruzione si annida anche dove ci sono funzionari inamovibili».

Sforzo del governo che appare indubbio, ma che sicuramente – dall’altro lato – mostra notevoli crepe quando ci ricordiamo della recente “manina” che ha tentato di inserire la depenalizzazione delle frodi fiscali. «Una misura inaccettabile», concordano sia Rosy Bindi che la segretaria Cgil Susanna Camusso. «Una cosa è l’errore nel compilare una dichiarazione dei redditi, un’altra è la frode o il falso in bilancio», dice la presidente dell’Antimafia.

Secondo Bindi, inoltre, si deve lavorare non solo sulla confisca dei beni ai mafiosi, ma sul passo successivo: salvare le aziende confiscate, renderle di nuovo appetibili per il mercato e tutelare i lavoratori, «e per questo ci vogliono risorse». Altro nodo, l’Agenzia dei beni confiscati: «Nonostante il ministero degli Interni sia più contento nel trattenerla presso il Viminale – dice la presidente – sarebbe importante al contrario trasferirla a Palazzo Chigi».

E se per il procuratore Pignatone «non si può negare che a Roma esistano diverse organizzazioni mafiose, da quella di Ostia a quella di “mafia capitale”, non dobbiamo cadere però nell’errore opposto, cioè considerare che addirittura controllino la città». Al massimo, alcuni pezzi consistenti della sua economia.

Sabella, chiamato dal sindaco Ignazio Marino a “purificare” il Comune di Roma, spiega che «intanto si è varata una direttiva urgente sugli appalti, ma stiamo lavorando a un nuovo regolamento». Aggiunge che accoglierà la richiesta del sindacato di «inserire le clausole di salvaguardia dell’occupazione», e annuncia che «si passerà a un’unica stazione appaltante», centralizzata nel Campidoglio: «I municipi avranno l’autonomia di scrivere i capitolati, ma poi dovranno mandarli a noi, che indiremo le gare».

Conclude Susanna Camusso, che spiega come la legalità sia «la precondizione del lavoro: perché se sei in nero e senza regole, ti trovi in una condizione di servitù». La leader Cgil lega il Jobs Act alla “manina” che tenta di cancellare il reato di frode fiscale nel caso in cui ci si trovi sotto il 3% del fatturato: «Sono frutto della stessa logica: perché stai dando legittimità a comportamenti illegittimi»: da un lato i licenziamenti, dall’altro la frode al fisco. «Si dà il messaggio che il più forte può violare la legge, e su questo non saremo mai d’accordo». Come la recente proposta di riforma degli appalti: «Si vuole scambiare la conservazione del posto con la creazione fasulla di nuovi contratti, solo per poter usufruire degli incentivi di 8 mila euro».