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Cgil e Fiom: tassa prima casa? Il taglio non aumenti le disuguaglianze

Cgil e Fiom: tassa prima casa? Il taglio non aumenti le disuguaglianzeSusanna Camusso e Maurizio Landini

Fisco La proposta Renzi divide le parti sociali. Confindustria plaude e chiede riduzioni dei budget pubblici tramite "spending". Per i sindacati non si deve rischiare di peggiorare una situazione giù iniqua. Uil: con l'eliminazione della Tasi risparmi medi di 180 euro annui a famiglia

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 21 luglio 2015

La riforma del fisco annunciata da Renzi divide le parti sociali. La Cgil e la Fiom da un lato mettono in guardia dal pericolo di varare nuove leggi che possano allargare la forbice della disuguaglianza, anziché ridurla, come sarebbe necessario. Dall’altro lato, arriva l’appoggio della Confindustria, che però ci tiene a indicare al premier le voci da andare a toccare per reperire i miliardi necessari: ancora una volta, il mirino delle imprese è puntato sulla spesa pubblica, con la richiesta di un deciso intervento sulla spending.

L’idea del premier «di proporre un grande patto fiscale è giusta», ma la risposta che da «è sbagliata», commenta la leader Cgil Susanna Camusso. «La sua “rivoluzione” – afferma – aumenta le disuguaglianze anziché ridurle. Punta al consenso a breve e serve solo a far star meglio chi sta già meglio. Agisce sullo status quo, senza pensare di modificare nulla, mentre bisognerebbe investire sul futuro e sui giovani». «Dire solo “fisco” non basta: occorre vedere quali scelte concrete si fanno. Come non basta dire solo “prima casa”, perché può implicare interventi anche molto differenti fra loro».

Camusso segnala anche un «problema di tempi»: «Gli interventi sui redditi più bassi e sui pensionati al minimo vengono previsti solo nel 2018. La vera rivoluzione da fare è un’altra: bisognerebbe concentrare tutte le risorse disponibili a favore dell’occupazione dei giovani». «Poi – conclude la leader Cgil – occorre chiudere la forbice delle disuguaglianze. E anziché continuare a ridurre il costo del lavoro, occorre pensare a un grande provvedimento che riunisca tutti gli incentivi e agevoli davvero molto gli investimenti. Così come farei un intervento di decontribuzione a favore delle assunzioni, ma quelle nuove, aggiuntive».

A fare i calcoli è la Uil: secondo il sindacato guidato da Carmelo Barbagallo l’abolizione della Tasi sulla prima casa per l’anno prossimo, per i 25,7 milioni di proprietari si tradurrebbe in un risparmio medio di 180 euro annui, che salgono a 230 euro medi se si abita nelle città capoluogo di provincia. Per la Uil ogni riduzione del carico fiscale è «benvenuta» ma la preoccupazione è per la copertura che ammonterebbe a circa 4,6 miliardi.

Barbagallo, a proposito, dice «Sì» al taglio delle tasse sulla prima casa ma a patto che sia «strutturale», e non un bonus, e che distingua tra case e redditi dei proprietari di case «perché una generalizzazione crea iniquità». Ma soprattutto che non si trasformi nel «gioco delle tre carte, togli di qua e metti di là» e che segni l’avvio di una riforma del fisco «condizione necessaria per qualsiasi riduzione delle tasse».

Timori che il taglio della tassa sulla casa possa essere alimentato da riduzioni ai budget «di sanità e servizi», vengono avanzati dal leader della Fiom e di Coalizione sociale, Maurizio Landini, che conferma la sua opposizione al premier.

Le risorse per coprire i tagli possono essere trovate «da una vera spending review che aspettiamo da tanti anni. Sarebbe la cosa più semplice», suggerisce il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi.

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