L’epoca era finita da un pezzo, ma ieri – se fosse servita una prova – la conferma è arrivata dallo sciopero del commercio. La Cgil ha attaccato molto duramente la Coop, con un precedente che si era visto all’ultimo congresso del sindacato, l’anno scorso, ma non così esplicitamente. «Dicono “la Coop sei tu”, ma chi è questo tu? Dicono che siamo soci, ma soci di che cosa, che l’unico fine è il profitto? Ripensino allo slogan», ha detto tranchant la segretaria Susanna Camusso, sfilando a Milano con i lavoratori della grande distribuzione: che aspettano il rinnovo del contratto da due anni – non solo da Coop, ma anche da Federdistribuzione e Confesercenti.

La Coop non ha scelto di smorzare, ma anzi ha rivendicato – con orgoglio – il fatto che i consumatori nel giorno dello sciopero abbiano deciso di non sostenere le ragioni di cassieri e addetti agli scaffali: «La totalità dei punti vendita delle coop di consumatori sono rimasti regolarmente aperti in tutto il territorio nazionale, con regolare affluenza dei soci e consumatori – spiega una nota – Un risultato importante e positivo che ci conforta nel sostenere le nostre opinioni anche nella nuova fase della contrattazione successiva allo sciopero».

Perfino i soci, dunque, ieri hanno messo panettoni e cotechini nei carrelli, a detta del maggiore gruppo di distribuzione italiano: quelli che scegliendo di tesserarsi al progetto Coop dovrebbero aderire a una filosofia più «etica» rispetto a temi sensibili come il contratto e le tutele del lavoro. Ma tutto cambia, ed evidentemente i trending topics, oggi, sono altri.

20ECO1F01 SCIOPERO COMMERCIO MILANO  foto biagiantiro
Lo scontro con la Coop si gioca sul fatto che il gruppo, in sede di rinnovo, ha chiesto di annullare i miglioramenti contrattuali guadagnati in passato, e che distinguono (in meglio) la busta paga di Coop da quella di tutte le altre aziende della grande distribuzione, poniamo Carrefour, Auchan o Esselunga. Trattamenti di maggior favore che però zavorrano i bilanci, falsando la «competitività».

Coop ha ribadito che vuole tornare al tavolo della trattativa, ma appunto ristabilendo condizioni «competitive»: «Primaria missione della cooperazione di consumatori è quella di garantire a soci e clienti un adeguato servizio, tutelando così anche l’occupazione», compito «assolto» anche oggi – prosegue la nota del colosso – Coop rinnova la propria disponibilità al confronto con le organizzazioni sindacali, nel quale continuerà a sostenere le esigenze sin qui espresse, volte a garantire alle cooperative pari capacità competitive rispetto alle altre imprese che operano nel mercato, mantenendo importanti elementi di distintività».

Coop promette «impegno e concretezza» nel negoziato «per giungere a un rinnovo contrattuale che vorremmo fosse utile per i soci delle cooperative e soddisfacente per i lavoratori» senza però dimenticare «il contesto» in cui le cooperative si trovano a operare.

Fin qui la Coop, ma lo scontro sui contratti riguarda anche i privati, piuttosto avari nel voler concedere aumenti. «Abbiamo presentato le piattaforme già a fine 2013, e i primi incontri si sono svolti nel 2014, ma poi tutto si è arenato – spiega Maria Grazia Gabrielli, segretaria della Filcams Cgil – Il problema è che la controparte ci chiede un inaccettabile ridimensionamento di alcuni importanti istituti del contratto nazionale, peraltro offrendo a fronte un aumento che dovrebbe riguardare solo il 2016-2018, facendoci perdere dunque i due anni appena trascorsi». Una bella beffa, che si aggiunge al pesante ritardo già accumulato.

Oltretutto, continua Gabrielli, «non ci vogliono riconoscere altro che l’inflazione, stando quindi sotto gli 85 euro che abbiamo già ottenuto firmando il rinnovo con Confcommercio. Noi puntiamo a quell’obiettivo, anche per mantenere una certa omogeneità su tutti i tavoli aperti. E se non avremo risposte, non siamo per niente disposti a fermarci».

Federdistribuzione, conclude la Filcams Cgil, chiede di alleggerire le buste paga sugli scatti di anzianità, i permessi, l’incidenza del Tfr su tredicesima e quattordicesima. Insomma, non si capisce come dovrebbero ripartire i consumi – trainando la ripresa – se si impoveriscono i salari. Non sono più i tempi di Ford, che ci teneva a valorizzare i suoi dipendenti perché poi acquistassero le auto.

«O fanno il contratto o continueremo», dice il segretario Uil Carmelo Barbagallo. «Lo sciopero è il segnale del disagio della categoria», aggiunge Annamaria Furlan della Cisl.

Federdistribuzione risponde che «l’adesione allo sciopero è stata bassa, più di quella del 7 novembre: all’8%, contro il 9,4% del mese scorso». «La nostra proposta – spiega il presidente Giovanni Cobolli Gigli – è semplice: da un lato erogazione di aumenti salariali allineati con l’inflazione prevista nel triennio 2016-2018; dall’altro sviluppo di un welfare aziendale di sostegno al reddito e di servizi, soprattutto nell’assistenza sanitaria». «Non abbiamo alcuna intenzione di ridurre le retribuzioni: aumenteremo i salari, manterremo la 13 e la 14 mensilità, le attuali maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo, gli scatti di anzianità».