La Cgil muove e fa il tutto esaurito al teatro tenda oggi Obihall, con 1.500 persone che non risparmiano gli applausi per Carlo Smuraglia, Tomaso Montanari e Ugo De Siervo, sul palco insieme a Susanna Camusso per l’iniziativa “Perché No al referendum”. “Noi chiediamo agli iscritti della Cgil di votare No – spiega la segretaria generale – ma non lo imponiamo, e lo abbiamo deciso democraticamente con i nostri organismi. Così come democraticamente non impediamo ad alcuni nostri iscritti di votare Sì. C’è bisogno di un grande esercizio di democrazia. Mentre nella seconda parte della Costituzione, così come è stata riscritta, si abbassa il livello di partecipazione”.
La manifestazione del sindacato si incastona in una fitta serie di iniziative, organizzate in queste settimane dal comitato fiorentino per il No insieme ad Altra Europa, Giuristi Democratici, Libertà e Giustizia, LibereTutte, e da Sinistra italiana e Rifondazione comunista. Nei giorni scorsi sono arrivati nel capoluogo toscano Gustavo Zagrebelsky e Carlo Freccero, Marco Revelli e Sandro Medici, Maurizio Landini e Renzo Ulivieri, Eleonora Forenza e Alessia Petraglia. Questa volta gli applausi, convinti, hanno salutato partigiani della Costituzione come il costituzionalista Ugo De Siervo.
Il presidente emerito della Consulta, padre di due esponenti renziani di antica data, ha spazzato via più di una diceria sul presunto dinamismo che sarebbe prodotto dalla riforma: “Il bicameralismo non c’entra nulla con la lentezza dei procedimenti legislativi – ha osservato De Siervo – ci sono leggi che sono passate in tre giorni, in sei giorni, in venti giorni. Erano leggi per cui il sistema politico spingeva davvero. La lentezza dei procedimenti legislativi non dipende dal bicameralismo perfetto, dipende dal fatto che i partiti e le alleanze fra i partiti siano convinti o no dei contributi della proposta. Bastarono tre giorni per una legge sul finanziamento ai partiti, e sei per impedire un referendum popolare”. “La legge contro il lavoro l’hanno fatta in venti giorni”, ha chiosato Camusso.
Tomaso Montanari ha prima ricordato Marc Bloch e la sua visione della storia come “un antidoto alle tossine della propaganda e della menzogna”. Poi ha attaccato: “Ad amici e colleghi come Michele Serra, Massimo Cacciari, Sergio Staino, che mi dicono ‘la riforma è una schifezza, ma la voto perché non c’è alternativa’, io ricordo Calamandrei: lui diceva che la Costituzione conteneva una rivoluzione promessa, quello che Cacciari, Serra, Staino ci dicono è che la Costituzione così scritta dovrà contenere una rassegnazione promessa, quella secondo cui non c’è alternativa”.
Tutti in piedi per Carlo Smuraglia, che si è anche tolto qualche sassolino dalla scarpa. Il primo: “Noi non abbiamo mai definito la Costituzione italiana la più bella del mondo; lo ha detto invece un attore che oggi vota per il sì”. Il secondo: “L’Anpi ha questa sorte: quando è sugli spalti, viene considerata; altre volte invece ci sono delle giovanotte che la paragonano a Casa Pound. Un’altra dice ‘io sono iscritta all’Anpi e voto Si, che fanno, mi cacciano?’. Se dice così vuol dire che non conosce il regolamento dell’Anpi”. Poi, a chiusura: “Noi siamo per l’attuazione della Costituzione nello spirito che animò l’Assemblea Costituente del 1946. Allora fu realizzato un miracolo. Oggi invece, se si toglie un pezzo di sovranità popolare, il cittadino diventa un suddito. E la trasformazione del cittadino in suddito diventa un fatto possibile, e probabile, se gli italiani non si svegliano”.