In una giornata quasi del tutto monopolizzata dall’uscita di Matteo Renzi contro il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, non sono arrivate risposte ai sindacati sul fronte della manovra. Cgil, Cisl e Uil già lunedì sera, subito dopo il varo della legge di Bilancio e la conferenza stampa del premier Paolo Gentiloni, avevano chiesto un incontro «urgente» per poter correggere alcune misure secondo le proprie reiterate – e purtroppo inascoltate – richieste. Intanto i luoghi di lavoro sono mobilitati, si organizzano assemblee e attivi perché bisogna essere pronti allo sciopero. Finora a chiederlo in maniera esplicita è solo la Fiom, mentre la Cgil aspetta di coordinarsi con Cisl e Uil, per il momento più caute.

Ieri mattina la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, è tornata a chiedere un confronto: «Con il governo non siamo a nessun punto, siamo fermi alle dichiarazioni che ha fatto Gentiloni durante la conferenza stampa di presentazione della manovra di Bilancio, abbiamo chiesto come Cgil, Cisl e Uil un incontro urgente e non abbiamo ancora nessuna risposta», ha spiegato a 24 Mattino di Radio 24.

AL GOVERNO, HA aggiunto Camusso, «innanzitutto chiediamo il rispetto delle intese raggiunte un anno fa sui temi previdenziali». Il riferimento è alla cosiddetta «fase due» del verbale firmato con l’esecutivo, che contiene «impegni» su diversi fronti: «Affrontare il tema del lavoro di cura per le donne – elenca Camusso -; la pensione per i giovani a cui si applica solo il sistema contributivo; l’aspettativa di vita e le sue differenze a seconda del lavoro che si svolge; il funzionamento e la governance dell’Inps». Peraltro, conclude la segretaria generale della Cgil, «sia il congelamento dell’aspettativa di vita che la pensione di garanzia per i giovani non hanno ricadute di costo nella manovra 2018, per cui siamo di fronte a temi che riguardano scelte politiche».

Calcoli, questi ultimi, su cui non è d’accordo il presidente dell’Inps Tito Boeri, che ieri ha attaccato Camusso: «Inviterei quelli che parlano di cifre a documentarsi maggiormente», ha detto, confermando di quantificare in «140 miliardi di euro» il costo di un eventuale blocco dell’adeguamento automatico dell’età di uscita.

SCARAMUCCE A PARTE, anche la Uil ieri è tornata a chiedere lo stop degli aumenti automatici per l’età di pensionamento: «Il blocco dell’incremento legato all’aspettativa di vita previsto nel 2019 è pienamente compatibile con l’equilibrio della spesa pensionistica del nostro Paese – spiega il segretario confederale Domenico Proietti – In Italia, infatti, la spesa per pensioni è pari all’11 % del Pil, un punto meno della Francia e mezzo punto meno della Germania. La vera sciagura sarebbe portare l’età di accesso alla pensione a 67 anni se è vero che la Germania la raggiungerà solo a partire dal 2030».

Un altro punto della manovra su cui la Uil invita a vigilare è l’annuncio di 1500 nuove assunzioni tra i ricercatori. «Ci piacerebbe che nel dare notizie agli organi di stampa il governo si spiegasse con maggiore precisione – spiega la segretaria generale della Uil Rua, Sonia Ostrica – l’annuncio sulle 1500 assunzioni di nuovi ricercatori fatto dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ha messo in fibrillazione l’intero mondo prima delle Università e poi anche degli Enti di Ricerca, ma il ruolo dei ricercatori universitari è ad esaurimento dal 2010, anno in cui fu approvata la legge Gelmini. Quelle di cui parla il ministro Padoan, se riferite alle Università – prosegue la sindacalista – sono evidentemente assunzioni a tempo determinato».

L’ENNESIMA PROMESSA che illude i precari? Peraltro, prosegue Ostrica di Uil Rua, «ci saremmo aspettati dal governo una risposta chiara e precisa anche sulle migliaia di precari degli Enti pubblici di ricerca, che a cominciare dal Cnr aspettano azioni concrete: scopriamo invece che anche con questa legge di Bilancio il mondo del precariato sembra sconosciuto e viene usato per esigenze di campagna elettorale».

Intanto, quanto ai contenuti della manovra, ieri è stato confermato il bonus di 500 euro ai diciottenni (indipendentemente dal reddito); si è rinviata di un ulteriore anno l’Iri, l’imposta al 24% sul reddito per le ditte individuali e per le società di persona a contabilità ordinaria; diventa strutturale la mini-cedolare del 10% che si applica sugli affitti a canone concordato (il settore chiede di estenderla ai negozi); è istituito un bollo del 2 per mille sulle polizze vita rivalutabili.