Direttivo della Cgil, ieri, per una valutazione sullo sciopero generale e per discutere dell’incontro previsto domani nella Sala Verde di Palazzo Chigi. Il governo ha convocato Cgil, Cisl, Uil e le imprese per discutere del Jobs Act, con l’intenzione, già annunciata dal premier Matteo Renzi, di varare i decreti delegati comunque in occasione del consiglio dei ministri della vigilia di Natale.

Per il documento ufficiale del direttivo (approvato con 3 voti contrari) si aspetta oggi, ma intanto si è saputo che il giudizio sullo sciopero generale è «assolutamente positivo», e che la mobilitazione non si ferma qui, ma «continua».

«Come il 25 ottobre, quelle del 12 dicembre erano piazze di lavoratori – è la riflessione della Cgil sullo sciopero della settimana scorsa – Si sono rivisti luoghi di lavoro e lavoratori che non si vedevano da tempo, e non solo di aziende in crisi. Il senso di consapevolezza che le piazze hanno sottolineato è la assoluta centralità del lavoro in tutti i suoi aspetti, cioè nel pieno dei suoi diritti e delle sue tutele, che passa dal contrasto alla legge delega, e all’importanza dell’affermazione del lavoro come risposta alla crisi».

Segue un’analisi sul contesto economico e la legge di stabilità: il paese, secondo il sindacato, continua a versare in una crisi profonda senza segnali di ripresa. Tutti gli indicatori al momento sono negativi, con il tema della deflazione che caratterizzerà i prossimi tempi. La legge di Stabilità, al netto di qualche modifica positiva da valutare poi appieno – l’emendamento sui disabili, la questione delle penalizzazioni pensionistiche, la rivisitazione del taglio ai patronati – continua ad avere una caratteristica depressiva, delegando al sistema delle imprese l’”invito” a investire, regalando al contempo loro la possibilità di licenziare.

Per la Cgil «non c’è traccia di politiche di sviluppo: quest’ultimo è affidato alle imprese mentre, allo stesso tempo, non c’è niente in termini di creazione e di difesa del lavoro».
Quanto al Jobs Act, il contentuto resta ignoto – «è il terzo segreto di Fatima», dicono con un pizzico di ironia in Corso d’Italia . E sulla convocazione: è «indubitabile che sia il risultato della mobilitazione: lo dimostra la modalità di annuncio, ovvero da parte del premier all’assemblea del Pd, all’oscuro anche del ministro del Lavoro. Ma soltanto venerdì scopriremo il merito dei decreti, così come il valore stesso della convocazione».

L’organizzazione guidata da Susanna Camusso comunque continuerà nella sua iniziativa, nella «mobilitazione per mettere al centro il lavoro, come sola strategia possibile per uscire dalla crisi». Quindi per un verso continuerà la sua battaglia sul Jobs Act e per l’altro si occuperà della gestione del provvedimento sul fronte contrattuale, «per non lasciare solo nessuno, aprendo un fronte vertenziale con le imprese».

Ma la Cgil non esclude un’iniziativa giudiziaria rispetto alla delega lavoro e non esclude neanche campagne abrogative, il tutto in una logica confederale. Con la Uil i rapporti «continuano a essere positivi», con la possibilità, per stare al Jobs Act, di continuare ad avere un punto di vista comune, mentre «si riscontrano ancora difficoltà con la Cisl ma non si rinuncia alla costruzione di un percorso unitario».