Il gruppo di contatto tripartito (Russia, Ucraina, Osce) sulla risoluzione del conflitto a Donbass ha concordato mercoledì sera un cessate il fuoco a tempo indeterminato a partire dal 21 luglio e raggiunto un accordo anche per un rapido scambio di prigionieri tra i contendenti secondo la formula “69 contro 208” (69 persone detenute nelle carceri delle repubbliche autoproclamate contro 208 incarcerate in Ucraina).

Che questa volta possa essere la volta buona è confermato dalle dichiarazioni di parte ucraina di ieri in cui “non si esclude che il cessate il fuoco possa essere definitivo”. Lo staff di Volodomyr Zelensky ha anche preannunciato una seconda telefonata del presidente ucraino a Putin, dopo quella – giudicata da entrambe le parti interlocutoria – di una settimana fa.

Occorre però toccare ferro. Dopo la smobilitazione delle truppe degli eserciti in conflitto un paio di settimane fa dalle “zone grigie” nei dintorni di Lugansk, in controtendenza, gli scontri sul teatro di Donetsk si erano fatti più violenti con un ampio uso dell’artiglieria pesante da entrambe le parti.

A complicare la trattativa la decisione dello “zar” di allargare la platea dei cittadini ucraini che potranno richiedere il passaporto della Federazione Russa: potranno diventare cittadini russi non solo quelli abitanti nelle zone controllate dalle “repubbliche popolari”, ma tutti quelli abitanti nel Donbass. Il nuovo ukaz del presidente russo è giudicato da Kiev come “provocatorio” ma potrebbe essere il grimaldello del Cremlino per accelerare ancora di più la trattativa di pace dopo le elezioni legislative in Ucraina che si terranno domenica.

Fino ad allora, difficilmente i russi faranno altre concessioni a Zelensky che continua a sperare di ottenere qualche significativo risultato prima dell’apertura dei seggi. Gli ultimi sondaggi pre-elettorali danno in crescita il Blocco delle opposizioni filo-russo e ciò renderebbe la formazione di un nuovo governo assai complicata. Se Zelensky non dovesse conquistare la maggioranza assoluta dei seggi, lo spettro di un governo di coalizione, o peggio, di un ritorno a breve alle urne, potrebbe allungarsi come un’ombrai sul paese.

Fino all’altro ieri a Kiev si era riaccesa la speranza che il governo russo potesse decidere il rilascio in tempi strettissimi del marinai ucraini imprigionati dai russi dopo l’incidente di Kerch nel marzo scorso, ma a Mosca hanno pensato bene di gettare acqua sul fuoco delle attese di Zelensky. Secondo quanto scrive il quotidiano di Kiev Strana, i russi avrebbero acconsentito alla liberazione dei soldati solo se per il momento questi fossero posti in arresto a Kiev. Una proposta considerata irricevibile dal governo ucraino.