Si configurerebbe perfino un reato penale nella pubblicazione di un imbarazzante video che celebra l’arresto dell’ex terrorista Cesare Battisti – con tanto di musichetta emozionale, foto ricordo dei poliziotti che a viso scoperto si alternano ai lati del “trofeo”, e finale romantico sull’aereo che parte da Pratica di mare alla volta di Oristano, destinazione carcere – postato sul proprio profilo Facebook dal ministro di Giustizia – il Guardasigilli italiano – Alfonso Bonafede.

«L’art. 114 del codice di procedura penale – ricorda l’Associazione Antigone – vieta “la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica”. E l’art. 42 bis dell’Ordinamento penitenziario impone l’adozione di “opportune cautele per proteggere gli arrestati dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità”».

Norme che l’avvocato Bonafede deve aver dimenticato e che più di qualcuno sui social gli ha ricordato. Ma è soprattutto il mood autopromozionale (il ministro Salvini relegato a comparsa) in salsa giustizialista che a memoria non ha precedenti in Italia e pochi vergognosi paragoni nel mondo, ad aver suscitato molte critiche (ma anche qualche apprezzamento) tra gli oltre 500 mila utenti che fino a ieri sera avevano visualizzato il video di quasi quattro minuti che il ministro grillino ha pubblicato sotto il titolo: «Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo!».

Un video che l’Unione delle camere penali ha definito «sconcertante», una «imbarazzante manifestazione di cinismo politico», la ciliegina sulla torta di «una pagina tra le più vergognose e grottesche della nostra storia repubblicana», con due ministri della Repubblica che a Ciampino hanno trasformato un semplice atto di giustizia in «una occasione cinica e sguaiata, di autopromozione propagandistica».

Dal canto suo, ai cronisti che gli chiedono se frasi come «marcire in galera» non contrastino con il fine riabilitativo della pena, Bonafede risponde: «Non c’è nessun accanimento, nessun desiderio di vendetta ma c’è la giustizia. I cittadini italiani aspettavano da 40 anni che questa persona pagasse e così deve essere».

Forse un tantino esagerati nella propaganda? No, risponde il premier Giuseppe Conte: «Se il governo fosse stato timido, sobrio o si fosse nascosto, sarebbe stato inappropriato». Soprattutto sobrio.