Uno degli esordi più belli dell’anno, Orfeo l’ha fatto apposta di Pietro Berselli, ventisettenne bresciano, padovano di adozione. Città in cui, assieme agli amici e compagni di band, ha fondato il collettivo-etichetta Sotterranei, ora anche label minuscola ma di qualità, ma soprattutto realtà in grado di dare in questi anni linfa nuova a una scena live bloccata da troppo tempo.  Invece il lavoro lento e certosino di Berselli e band (perché più di tutto in questo disco si sente la presenza di un gruppo) arriva in tutta la sua efficacia. Dopo tentativi e fallimenti (uno dei temi del disco), i cinque hanno trovato la formula perfetta in un cantautorato con arrangiamenti post-rock, raffinatissimi, dilatati quando serve dare spazio alla voce e agli spoken words di Pietro, oppure distorti e cattivi. Dimensione, quella del nuovo cantautore rock, cui Berselli è arrivato subito, dimostrando maturità e doti di songwriter. Pietro scrive infatti canzoni malinconiche e bellissime, in un disco ispirato al mito tragico di Orfeo e Euridice, pieno di dolcezza, rabbia, romanticismo.
La cover di Patty Pravo Pensiero stupendo dimostra la sua grande personalità, in una reinterpretazione intensa e originale.
In tutto il disco c’è poi un minimalismo perfetto, frutto della cura maniacale sia nelle registrazioni (al Groove Studio di Treviso, dove le riscritture sono durate un anno) che per l’artwork (è anche fotografo). Berselli, soprattutto, è uno dei pochi oggi in grado di emozionare per davvero, che può parlare a molti, forse (chissà) a un’intera generazione. Speriamo.