Suspence. Tensione. Attesa febbrile. Silvio il veterano e Letta jr. si giocano tutto in una mano. I cronisti informano che uno dei due uscirà dal ring orizzontale. Dalla massa di peones Pdl uscirà il congruo numero di traditori, pardon responsabili, necessari a salvare il governicchio e la Patria? Partitona, non c’è che dire, eppure un fastidioso senso di déjà vu turba la drammaticità del tutto. Come se fossimo già passati per la stessa identica situazione, alle prese col medesimo pallottoliere.
Non è un déjà vu! Era proprio uguale meno di tre anni fa, quando a giocarsi la pelle contro l’imbattuto Silvio era Gianfranco il Brocco. E anche allora tutto era nelle mani di un mazzo di onorevoli pronti all’estremo sacrificio. Scelta difficile, merito ricompensato. Di tutta l’IdV, oggi, solo due di quegli impavidi saltafossi fanno ancora il mestiere di parlamentari, ripuliti da capo a piedi.
Eppure… deve esserci di più. Eccome se c’è: 21 ottobre 1998, 15 anni fa ma sembra oggi. Quella volta era per Prodi che la campana doveva suonare. Solo un nutrito e responsabile drappello di transfughi rifondatori avrebbe potuto salvarlo. Non bastarono, però furono sufficienti a salvare il Paese, qualche giorno dopo, consegnandolo per poco a D’Alema e per moltissimo a Berlusconi. Non è che la responsabilità paghi sempre. Tutto qui? Macché. I meno imberbi ricordano con quanta ansia, nel dicembre 1994, il Paese seguiva i tormenti dei baldanzosi leghisti, troppo responsabili per abbandonare sul più bello il facoltoso alleato. Nonostante ampio dispiego di mezzi, il Cavaliere non la spuntò, e per un troppo breve attimo dominò l’illusione di aver risolto il problema prima che quello ci inchiodasse tutti per vent’anni. Lui stesso, peraltro, doveva il fuggente primo soggiorno a palazzo Chigi a un certo numero di senatori che otto mesi prima gli avevano permesso di raggiungere al Senato il quorum negato dal popolo votante.
Altro che déjà vu! Casomai uno di quegli incubi in cui la stessa situazione si ripete, ossessiva, all’infinito. Il giorno della marmotta, cita Enrico il cinéphile. Preciso e attagliato. Peccato che lui non stia facendo niente per spezzare il pluridecennale sortilegio. Anzi.