Celebriamo la giornata dedicata alla Memoria delle Vittime del terrorismo e delle stragi: mai come quest’anno deve essere una giornata di impegno per la democrazia del nostro Paese, senza vuota retorica.
Un impegno per la verità, la trasparenza e la storia.

Siamo a cinquant’anni da Piazza Fontana, quando un’intera generazione perse l’innocenza. Ricordiamo quel 12 dicembre, l’inizio della strategia della tensione che si è allungata per anni, con una dolorosa scia di sangue, lutti, lacrime e dolore sulla Storia del nostro Paese.

Si voleva colpire il progresso, l’emancipazione, la democrazia stessa e furono protagonisti gruppi della destra eversiva, elementi appartenenti ad apparati dello Stato, opache complicità che venivano dall’estero.

Il Presidente Giorgio Napolitano ha parlato di “intrecci eversivi, nel caso di Ustica forse anche intrighi internazionali, che non possiamo oggi non richiamare, insieme con opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato, a inefficienze di apparati e di interventi deputati all’accertamento della verità”. Si riferiva ad Ustica, ma credo si possa così descrivere il lungo periodo, dalla strategia della tensione agli di anni di piombo, del terrorismo rosso o nero.

Al centro dell’attacco sono sempre stati la democrazia, la convivenza civile, il rispetto per gli uomini.

È con questa “eredità” che dobbiamo concretamente confrontarci oggi nel rispetto delle care vittime; al centro dell’impegno deve rimanere la verità, la completa conoscenza su questi avvenimenti.
Partendo da piazza Fontana dobbiamo avere in mente i tormentati percorsi processuali, conclusi, ma senza un soddisfacente “corso” della giustizia.

Siamo consapevoli di quante verità non siano state ancora totalmente svelate: c’è un capitolo di condanne per i responsabili materiali dei delitti, ma in troppi casi mancano i mandanti e sono celate le radici più profonde.

La verità non può fermarsi all’ultimo atto sanguinoso, terribilmente drammatico di una vicenda, deve svelare tutte le trame, dalle origini e dalle motivazioni più profonde.
Ancor oggi ci sono processi in corso, istruttorie aperte e su tutto questo bisogna rinnovare e intensificare l’impegno. A partire da un’azione di governo e diplomazia per acquisire ogni documentazione disponibile in Italia e fuori dal nostro paese.

La diplomazia appunto: abbiamo avuto la soluzione del caso Cesare Battisti, ma rimane grande il problema dei terroristi condannati da assicurare alla giustizia (ci sono veramente troppi condannati di ogni colore politico in giro per il mondo) e ci sono anche personaggi con grandi responsabilità- per terrorismo ed eversione- in giro senza formale condanna, come c’è soprattutto il problema di documentazione importante da reperire, da far mettere a disposizione degli inquirenti, rogatorie internazionali che necessitano di adeguate risposte.

Ma il debito con la verità si deve pagare anche con la completa disponibilità e trasparenza della documentazione dei nostri apparati su quegli anni terribili di sangue. E qui il discorso non può non cadere sulla Direttiva Renzi del 2014. Una direttiva che aveva generato aspettative positive e invece si sta rivelando dagli esiti estremamente insufficienti.

Sia ben chiaro, emergono tutte le difficoltà legate ad un sistema archivistico cronicamente in crisi per le disattenzioni della politica, ma emerge soprattutto il dato storico-politico della assoluta insufficienza del materiale messo a disposizione.

Oggi è questo l’aspetto che deve essere richiamato perché indica ancora una assenza di vera volontà politica per la trasparenza.
E allora diciamolo chiaramente: onorare le vittime -oltre naturalmente ad una puntuale applicazione della legge sui risarcimenti-, deve significare fare i conti fino in fondo con la verità, e storica e giudiziaria, del periodo che 50 anni fa iniziava con il boato di Piazza Fontana.

*Presidente Associazione Parenti Vittime Strage di Ustica