All’entrata del West Ham Park i raggi di un sole che non scalda trafiggono gli spogli rami degli alberi. È un freddo ma luminoso sabato mattina, siamo geograficamente nel cuore dell’East End londinese, sebbene a leggere il cartello posto subito dopo il cancello del parco si faccia una curiosa scoperta. Il terreno è di proprietà della City di Londra, la potentissima corporation che da secoli gestisce il quartiere finanziario della capitale britannica – che di fatto per modalità operative è uno dei più grandi paradisi fiscali del pianeta. Non a caso qui giocava una delle squadre più snob ed esclusive del football londinese. Sembra incredibile, ma nella parte più proletaria della metropoli inglese nel 1866 alcuni membri dell’alta borghesia fondarono l’Upton Park FC, tra le 15 formazioni che nel 1871-72 disputarono la prima edizione della gloriosa FA Cup. Il team nero-scarlatto giocava i suoi match al West Ham Park, forse proprio dove oggigiorno si trovano due campi un po’ spelacchiati e con le porte senza reti, presi d’assalto da un nugolo di ragazzini di una scuola-calcio locale. Buffo come, in una sorta di specchio riflesso, il vero e da oltre un secolo incontrastato simbolo pallonaro dell’East End, che risponde ovviamente al nome di West Ham, per 112 anni abbia giocato ad Upton Park, per decenni la casa comune di generazioni di tifosi.
Se siete riusciti a districarvi in questo guazzabuglio di nomi uguali e contrari, capirete che è l’anima working class ad aver avuto la meglio – il West Ham nasce come dopolavoro della società navale Thames Ironworks.
L’Upton Park in piena epoca vittoriana fu uno dei baluardi dell’ipocrita dilettantismo di quei tempi, tanto che nel 1884 chiese e ottenne l’esclusione dalla Coppa d’Inghilterra del Preston North End, forte squadra del nord dell’Inghilterra, rea di aver versato del denaro nei portafogli di alcuni giocatori scozzesi. Fu una vittoria di Pirro, perché la decisione degli organi federali scatenò un acceso dibattito sul professionismo, che poi finì per affermarsi. La maggior parte dei calciatori era figlia della classe operaia, per giocare a un certo livello e quindi abbandonare il lavoro in fabbrica doveva essere retribuita. Solo i ricchi potevano permettersi un elitario status amatoriale. Ma con il trionfo del professionismo e la costituzione della Football League le compagini dilettantistiche precipitarono in disgrazia, anche perché si rifiutavano altezzosamente di disputare campionati, preferendo amichevoli e la ecumenica coppa nazionale.
L’Upton Park chiuse i battenti già nel 1887, per poi essere ricostituita quattro anni dopo. In realtà il suo seguito di spettatori era discreto, ma la comparsa dell’attuale West Ham (fino al 1900 ancora Thames Ironworks) ne segnò il definitivo addio alle scene nel 1911.
Prima di sparire, l’Upton Park fece in tempo a vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi, seconda edizione dell’era moderna dopo quella di Atene nel 1896. Il calcio faceva il suo esordio, invero un po’ raffazzonato, sotto i Cinque Cerchi e a cimentarsi negli unici due match furono inglesi, francesi e belgi. Tutti e tre i team erano rigorosamente dilettantistici, ça va sans dire.
Ora anche l’Upton Park, lo stadio (sebbene il nome ufficiale fosse Boleyn Ground), è sparito, cancellato dalle ruspe e da un progetto che prevede tanti appartamenti di lusso, in una delle zone più degradate dell’East End. Il West Ham, la squadra, si è trasferito all’Olimpico, quello dei Giochi del 2012, per guadagnare tifosi sugli spalti (da 35mila a 57mila) e milioni sul conto in banca. Però ha perso tanto in termini di tradizione e radicamento nella comunità, vista l’ubicazione del nuovo impianto. Per capirci, se prima c’era solo da scegliere tra tutti i pub e caffè che sembravano usciti direttamente dalla sit-com Eastenders, adesso non rimane altro da fare che un giro all’immenso centro commerciale Westfield…