C’è sempre una prima volta. E’ arrivata dopo tre anni, ma meglio tardi che mai. Giovedì il comune di Milano ha tenuto un incontro alla Fabbrica del Vapore per parlare degli spazi pubblici e privati che rimangono sfitti e inutilizzati. Il tema è vasto e riguarda tutte quelle realtà che non riescono ad accedere o non si riconoscono nella procedura dei bandi, finora l’unica strada scelta da palazzo Marino per assegnare legalmente gli spazi. Si tratta di associazioni, ma anche di tante realtà non formalizzate che aggregano cittadini. Fra queste ci sono anche i centri sociali, ed è ovviamente questo il punto più delicato. Nei giorni scorsi il sindaco Pisapia ha finalmente detto pubblicamente che i centri sono “una risorsa” per la città. Le sue parole sono state il prologo per la buona riuscita di una riunione che fa molto discutere il movimento milanese. C’è chi vuole andare a vedere cosa ne potrà uscire, c’è chi rivendica autonomia, e chi legge dietro all’iniziativa un tentativo di “normalizzare” la città in vista di Expò. Al di là del processo alle intenzioni, si tratta di un’apertura rilevante che interrompe tre anni di incomprensioni e gelo fra la giunta arancione e una componente storica di Milano.

La prima tappa è andata abbastanza bene. Poteva finire tutto subito e la trattativa poteva sfumare prima ancora di cominciare. Invece si è decisa una road map per il futuro e dunque ci sarà tempo fino all’autunno per continuare a lavorare. L’incontro è stato aperto da Paolo Limonta, l’uomo del sindaco da sempre più vicino a questo mondo: “Il problema degli spazi sfitti esiste e va risolto, siamo qui per ascoltare”. Erano presenti Arci, Camera del Lavoro, una folta rappresentanza di associazioni e realtà escluse dai bandi. Per i centri sociali c’erano Zam e Lambretta (a rischio sgombero), ma anche Macao e Cox18. Emanuele Patti, presidente di Arci Milano, ha sottolineato che “i bandi sono solo uno degli strumenti che si possono utilizzare”. Manuele Braga di Macao ha proposto la via delle “istrutturie pubbliche”, in pratica la possibilità dei cittadini di istruire atti giuridici da presentare al consiglio comunale. Per ora solo questioni di metodo. Ma è già in programma una nuova riunione prima di agosto e il Comune ha aperto una mail per inviare adesioni e contributi: milanospaziocomune@gmail.com

C’è sempre una prima volta. E’ arrivata dopo tre anni, ma meglio tardi che mai. Giovedì il comune di Milano ha tenuto un incontro alla Fabbrica del Vapore per parlare degli spazi pubblici e privati che rimangono sfitti e inutilizzati. Il tema è vasto e riguarda tutte quelle realtà che non riescono ad accedere o non si riconoscono nella procedura dei bandi, finora l’unica strada scelta da palazzo Marino per assegnare legalmente gli spazi. Si tratta di associazioni, ma anche di tante realtà non formalizzate che aggregano cittadini. Fra queste ci sono anche i centri sociali, ed è ovviamente questo il punto più delicato. Nei giorni scorsi il sindaco Pisapia ha finalmente detto pubblicamente che i centri sono “una risorsa” per la città. Le sue parole sono state il prologo per la buona riuscita di una riunione che fa molto discutere il movimento milanese. C’è chi vuole andare a vedere cosa ne potrà uscire, c’è chi rivendica autonomia, e chi legge dietro all’iniziativa un tentativo di “normalizzare” la città in vista di Expò. Al di là del processo alle intenzioni, si tratta di un’apertura rilevante che interrompe tre anni di incomprensioni e gelo fra la giunta arancione e una componente storica di Milano.

La prima tappa è andata abbastanza bene. Poteva finire tutto subito e la trattativa poteva sfumare prima ancora di cominciare. Invece si è decisa una road map per il futuro e dunque ci sarà tempo fino all’autunno per continuare a lavorare. L’incontro è stato aperto da Paolo Limonta, l’uomo del sindaco da sempre più vicino a questo mondo: “Il problema degli spazi sfitti esiste e va risolto, siamo qui per ascoltare”. Erano presenti Arci, Camera del Lavoro, una folta rappresentanza di associazioni e realtà escluse dai bandi. Per i centri sociali c’erano Zam e Lambretta (a rischio sgombero), ma anche Macao e Cox18. Emanuele Patti, presidente di Arci Milano, ha sottolineato che “i bandi sono solo uno degli strumenti che si possono utilizzare”. Manuele Braga di Macao ha proposto la via delle “istrutturie pubbliche”, in pratica la possibilità dei cittadini di istruire atti giuridici da presentare al consiglio comunale. Per ora solo questioni di metodo. Ma è già in programma una nuova riunione prima di agosto e il Comune ha aperto una mail per inviare adesioni e contributi: milanospaziocomune@gmail.com. Esiste però una condizione ovvia per non far saltare tutto. Fermare gli sgomberi. La Camera del lavoro l’ha chiamata “moratoria”. E sul punto hanno parlato chiaramente anche Franz Purpura di Zam e Luciano Muhlbauer di MilanoX. Il Comune su questo non ha preso nessuna posizione ufficiale. Adesso deve rispondere con i fatti.

. Esiste però una condizione ovvia per non far saltare tutto. Fermare gli sgomberi. La Camera del lavoro l’ha chiamata “moratoria”. E sul punto hanno parlato chiaramente anche Franz Purpura di Zam e Luciano Muhlbauer di MilanoX. Il Comune su questo non ha preso nessuna posizione ufficiale. Adesso deve rispondere con i fatti.