I sans-papiers fermati dalla polizia ceca vengono quasi nella totalità dei casi spediti in strutture detentive per i migranti senza documenti validi per l’entrata nel Paese.

Una prassi sommaria contestata da tempo dal Centro per l’aiuto ai rifugiati, secondo cui si tratterebbe di un procedimento fuori dalla legalità. Ne abbiamo parlato con Martin Rozumek, direttore del Car, che fornisce anche consulenza legale nei centri per migranti.

Secondo il Centro per l’aiuto ai rifugiati la prassi della polizia di spedire i migranti nei centri detentivi è illegale. Perché?

Ci sono almeno tre motivi. In primo luogo la legge ceca prevede, che la detenzione amministrativa sia usata solo nei casi, in cui è imminente l’espulsione dal territorio nazionale. Ciò evidentemente non vale ad esempio per i rifugiati, che dovrebbero essere rimandati in Ungheria, in quanto questo Paese non li accetta indietro. In secondo luogo il Trattato di Dublino prevede, che le leggi nazionali contengano le condizioni, secondo cui si può applicare la detenzione di un migrante, ma la Legge ceca sul soggiorno non contiene alcuna norma di questo tipo. Infine i

Trattati internazionali prevedono, che sia tutelato il bene dei minori. E sicuramente non si fa del bene ai minori mettendoli dietro le sbarre in una struttura sotto stretta sorveglianza della polizia.

La mancanza nella legislazione ceca è riconosciuto dallo stesso Ministero dell’Interno, che tuttavia ha già preparato una modifica di legge, che ora giace alla Camera. Cosa si dovrebbe fare prima che la legge venga approvata?

Sicuramente non dovrebbe essere applicata la detenzione amministrativa, finchè la legislazione ceca non sia del tutto adeguata a quella europea. Per l’altro l’illegalità di questa detenzione è stata confermata in due sentenze emesse dal Tribunale di Brno e Aussig sull’Elba. In entrambi i casi i tribunali hanno dato ragione ai nostri assistiti e ora la decisione finale spetterà al Tribunale Amministrativo Supremo. Siamo convinti, che, se i migranti detenuti ricorressero ai Tribunali, vincerebbero nella stragrande maggioranza dei casi. E a mio parere avrebbero anche diritto a un risarcimento per detenzione illegale. Il Ministero dovrebbe prendere nota di questa situazione e la polizia ceca dovrebbe emettere una semplice ingiunzione a lasciare il territorio senza applicare la detenzione.

Passiamo ai campi detentivi. Possono considerarsi strutture comparabili con le carceri?

Assolutamente sì. Basti dire che il perimetro esterno è sorvegliato dalla polizia, quello interno dalla celere e dalla Polizia di Confine e infine all’interno è impiegata a fianco ai funzionari dell’Interno anche un’agenzia di security privata. I campi sono circondati da muri alti e dal filo spinato. Non solo i migranti non possono uscire dai centri, ma solo di recente abbiamo ottenuto per loro il diritto di uscire dalle palazzine per delle ore d’aria. All’interno poi la situazione è alquanto degradata. Infine il Ministero dell’Interno non riesce neppure ad assolvere a tutti gli obblighi, che ha verso queste persone.

Tra le mancanze segnalate anche il mancato accesso a una consulenza legale gratuita…

I fondi per la consulenza erano stanziati fino a 30 giugno, in quanto provenivano dai fondi europei. Poi non si è più visto nulla. Sospetto anche che il Ministero renda più difficile la consulenza legale per paura di nuove cause e denunce. Neppure a noi certe volte è permesso parlare con i migranti. Ad esempio lunedì 31 agosto ci siamo recati al campo di Bela, ci hanno fatto attendere con un interprete per quattro ore e poi non ci hanno fatto neppure entrare. Tuttavia sembra che lunedì prossimo possa andare meglio visto che abbiamo anche del materiale, come pannolini, vestiti o giochi, che sono stati raccolti per i migranti.

Nel mese di agosto nel campo di Bela c’è stata una rivolta e il Ministero ha ammesso che in precedenza ci sono stati numerosi casi di autolesionismo. Quali sono i motivi di questi gesti?

Quando la polizia ferma un migrante senza documenti, lo perquisisce e gli sequestra il telefonino e i soldi. Bisogna infatti sapere che i migranti pagano allo stato ceco per i soggiorni nei centri detentivi. Il costo di un mese di soggiorno è di 7,2 mila corone per mese (circa 280 euro), che vengono trattenuti sui soldi sequestrati. Il sequestro del telefonino inoltre priva i migranti dal contatto con i loro famigliari. Alle persone detenute nei centri vengono distribuite delle carte telefoniche, che tuttavia non bastano per chiamare in Siria o in Iraq. Eppure anche i carcerati hanno diritto a chiamare i propri cari. Devo purtroppo constatare che sotto molti profili le persone detenute in carcere hanno più garanzie e diritti dei migranti.