Sinistra italiana, che ieri ha tenuto la sua direzione, si avvia al congresso. Sarà varato dall’assemblea del 12 ottobre. «Spero che sia un congresso non in continuità con la fase che si è chiusa con la nascita del governo», spiega Paolo Cento, storica anima ambientalista di Si. «Serve un congresso di transizione dove ridiscutere tutto, soprattutto che ridefinisca uno spazio politico con i tanti fuori da noi. Capace di recuperare il ruolo unitario di Leu dentro e fuori il parlamento», «La novità del governo non è un accidente, e in più c’è una grande mobilitazione generazionale sul clima. La sinistra oggi, anche con le migliori intenzioni, non è in grado di narrare le priorità dell’agenda politica globale. Proponga di una costituente ecologista. Anche cambiando nome.

Propone di tornare alla rottamata Sinistra ecologia libertà?

Indietro non si torna mai. Ma certo quel nome raccontava di una centralità via via abbandonata. Ora bisogna fare di più. La sinistra non prende voti non solo perché divisa ma anche perché non capovolge le priorità.

Faccia un esempio concreto.

Sull’Ilva di Taranto non possiamo essere equidistanti fra i tumori e il lavoro. Dobbiamo porre il tema della conversione ecologica, con le forme di welfare che pure abbiamo varato, come il reddito. Ma quei 14mila lavoratori oggi sono ostaggio di una produzione vecchia e non sanabile, e che produce disastri.

Il disastro non sarebbe mandare a casa 14mila lavoratori?

Ci sono cittadini che rischiano no il cancro tutti i giorni. Basta con la contrapposizione fra salute e lavoro. È quello che chiedono i ragazzi di tutto il mondo. Una sinistra può avere come priorità il lavoro e l’ecologia ma quando si arriva a i nodi deve saper scegliere. Un altro esempio: i ministri si spellano le mani per Greta ma il decreto ambiente, un pannicello appena sufficiente, viene sospeso e poi svuotato. La sinistra si faccia sentire.

Ha ragione il M5S di governo?

Sulle questioni ambientali i 5 stelle hanno deluso: Tav, Tap, Ilva. E sul decreto Costa non hanno fatto le barricate che invece hanno fatto per la riduzione dei parlamentari, cosa pericolosa per la democrazia soprattutto in assenza di una nuova legge elettorale. Visto che le garanzie sono scritte nel programma, la sinistra dica no, almeno per ora.

Propone una sinistra ecologista collegata ai verdi europei?

Almeno in sintonia. I verdi in Europa oggi sono l’unico baluardo popolare ai nazionalismi. Chiedo rispetto per chi in Italia ha presidiato quelle posizioni. In Europa hanno una funzione importante ma la questione ambientale travalica le famiglie politiche. Non a caso ci sono partiti verdi che a Bruxelles sono nel Gue. In Italia oggi si sente la mancanza non tanto di una sinistra unitaria, che da sola non basta, ma di una sinistra ecologista.

Diceva: dall’alleanza M5s, Pd e Leu non si torna indietro. Insieme dunque in tutte le elezioni?

Intanto chiedo che la sinistra sia presente ai vertici di maggioranza. Si discute di giustizia e di manovra ma Leu non c’è mai. Quanto al voto, c’è l’esperimento in Umbria. Ma entro gennaio ci saranno le suppletive a Roma per il seggio lasciato da Gentiloni. Serve il coraggio di andare al voto con una candidata o un candidato autorevole, legato al territorio e che rappresenti la maggioranza di governo.

Un nome unitario di M5s, Pd e Leu?

Lo schema del marzo 2018 è vecchio. Era già vecchio allora, sono tra i pochi ad averlo sostenuto. Oggi quella fase è chiusa. La sinistra rischia di dover accettare il candidato Pd per opportunismo, o per malintesa autonomia. Invece deve farsi promotrice di una proposta. E il Pd, ora che tutto è cambiato, intende aprire una fase costituente, oppure si comporterà come se tutto fosse rimasto uguale allo scorso anno?