«C’è un legittimo e importante dibattito che ci auguriamo possa portare all’apertura di un dialogo rigoroso e positivo con Zedda, sia sul programma che sul profilo politico di una possibile alleanza a suo sostegno». Paolo Cento, esponente ambientalista di Sinistra italiana, tende una mano al candidato presidente di centrosinistra della regione Sardegna per il voto del prossimo 20 gennaio. Fino a qui tutto bene? Massimo Zedda, golden boy del campo progressista, sindaco di Cagliari al suo secondo mandato, è un ex esponente di Sel. Ha lasciato la famiglia vendoliana alla vigilia della trasformazione del partito in Sinistra italiana per avvicinarsi al centrosinistra, con Giuliano Pisapia prima e Laura Boldrini oggi.

Il fatto è però che la Sinistra italiana sarda in questi giorni sembrava avviata a chiudere l’accordo con Rifondazione comunista e con il (nuovo) Pci per una candidatura comune contro Zedda. Ora invece le parole di Cento, ma non solo, riaprono il tema del dialogo con il centrosinistra. Che per Si è ormai un mezzo tabù, la formula maledetta su cui a Roma si consuma la rottura di Liberi e uguali.

Ma torniamo in Sardegna e andiamo con ordine. In Si c’è chi si schiera con Cento, come i dirigenti Andrea Zucca, Gigi Perrotta e Alessandro Vinci. Che spiegano: «All’interno del partito le posizioni sono diverse e presto si deciderà sulla natura di future alleanze. Ma intanto noi pensiamo che Massima Zedda possa interpretare bene le nostre idee per il rilancio della Sardegna». E c’è chi invece lo contesta duramente. «Cento, dirigente nazionale di Si, non si è mai occupato della Sardegna e quindi non sa che da tempo il partito fa a meno dei proconsoli romani. Nel merito il partito in Sardegna e anche a livello nazionale ha più volte chiarito di essere alternativo al Pd e al centrosinistra ritenuto da tutti antistorico», tuona in una nota il segretario regionale Antonello Licheri. Questa parte della sinistra non perdona a Zedda di essersi schierato per il referendum costituzionale renziano. E non solo. Pesa su di lui il sospetto preventivo che finisca per accettare, in qualche maniera, l’aiutino dei centristi che non digeriscono il candidato leghista-sardista Christian Solinas, che ha messo insieme tutte le sigle della destra: Psd’Az, Lega, Forza Italia, Riformatori, Fratelli d’Italia, Udc, Uds, Sardegna 20Venti, Movimento Civico Sardegna, Fortza Paris ed Energie per l’Italia.

Ma si tratta di un processo alle intenzioni, a sentire l’altra parte della sinistra, e cioè quella che vorrebbe unirsi al movimento dei 130 sindaci progressisti sardi che nell’ottobre scorso hanno chiesto a Zedda di diventare «il sindaco della Sardegna». A questa parte Cento ha dato voce ’nazionale’. «Non è più tempo di fare regali alla peggiore destra e al governo Lega-M5S che già molti danni sta facendo nel resto del nostro Paese». E quella di Cento, c’è da scommetterci, non è una riflessione che riguarda solo la Sardegna. L’esponente ambientalista nel Lazio era uno dei pochi di Liberi e uguali a essere favorevoli a sostenere Zingaretti nella corsa alla regione. «La sinistra proprio perché persegue un progetto di autonomia e non vuole essere minoritaria, come dice de Magistris bocciando giustamente ogni idea di quarto polo», spiega, «non può essere indifferente ed equidistante tra Minniti e Zingaretti. Certo dal governatore del Lazio ci aspettiamo più coraggio nell’indicare una svolta radicale rispetto al passato».