Proteggere qualcosa di estremamente prezioso ma altrettanto delicato. Un pezzo di natura di sfacciata biodiversità in un’area cinque volte la città di Torino. Dove una coppia di gipeti, gli avvoltoi degli agnelli, è tornata a nidificare nel nido di Chamossière e dove lo stambecco ne è da sempre il simbolo e, allo stesso tempo, il termometro biologico, una sorta di bioindicatore. Ridotto all’estinzione dalla caccia intensiva a metà Ottocento, fu salvato dalla riserva reale dei Savoia ma realmente protetto dall’istituzione del Parco nazionale Gran Paradiso, che fu fondato con regio decreto il 3 dicembre del 1922 «allo scopo di preservare la fauna e la flora e di preservarne le speciali formazioni geologiche, nonché la bellezza del paesaggio».

SITUATO A CAVALLO TRA PIEMONTE e Valle d’Aosta, attorno al massiccio del Gran Paradiso (4061 metri di quota), è il primo e più antico parco nazionale italiano, istituito qualche settimana prima del Parco nazionale d’Abruzzo. Quest’anno il Parco fa cento anni, un compleanno speciale, segnato da un lato dagli effetti del cambiamento climatico, rappresentati dall’arretramento dei ghiacciai, e dall’altro dai successi di un esperimento di conservazione che è diventato un modello internazionale: è stato il primo Parco in Italia a essere inserito nella Green list (lo standard globale per la valutazione delle Aree Protette), che premia eccellenze naturalistiche e nella gestione sostenibile. Il Gran Paradiso è riuscito, negli ultimi 30 anni, a coniugare la conservazione della natura e lo sviluppo rurale dei 13 borghi di montagna che lo costituiscono. «È la nostra sfida quotidiana», precisa il presidente Italo Cerise.

Anche la ricerca scientifica è un elemento fondamentale dell’attività del Parco, dove sono presenti 168 specie di fauna vertebrata (dalle marmotte alle aquile, dai camosci alle donnole) e 1124 specie di flora. I ricercatorida università italiane e straniere si appoggiano al Corpo di sorveglianza (unico caso in Italia in cui questo ruolo non è affidato ai carabinieri forestali) e tra le attività in corso c’è lo studio dei cambiamenti climatici, con il monitoraggio dei 59 ghiacciai. I corpi glaciali hanno modellato nel profondo questo territorio e, ora, per la maggior parte sono in forte diminuzione sia linearmente che di spessore. Gli effetti del surriscaldamento si fanno sentire anche sugli animali. «Per quanto riguarda lo stambecco, il calo dell’innevamento ha dato origine a individui più deboli. E, seppur sotto controllo, la popolazione dagli anni Ottanta a oggi si è quasi dimezzata. Ci sono specie di farfalle che vivono 400 metri più in alto rispetto a 30 anni fa», sottolinea il presidente Cerise .

IL CENTENARIO PREVEDE un ricco calendario di festeggiamenti e si apre con un evento ufficiale, dal 22 al 24 aprile, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, organizzato in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, giunto anch’esso alle cento candeline. Ma sarà solo con l’arrivo dell’estate che verrà dato il via al programma degli eventi che coinvolgeranno tutti i comuni dell’area protetta. «Il centenario – spiega ancora il presidente del parco – è un’occasione importante per trasmettere i valori che tuteliamo. Per raccontare quello che è stato fatto su conservazione e biodiversità e su come il Parco si è trasformato nel tempo diventando attore e protagonista della progettualità di un territorio e della comunità interne. Per molti decenni si è fatta solo conservazione, agendo attraverso vincoli, negli ultimi 30 anni, grazie alla legge quadro del 1991, il Parco è diventato motore di sviluppo, anche nella promozione del turismo naturalistico». Il Parco non vuole più solo essere una meta turistica da visitare all’unico scopo di godere del piacere di meravigliosi panorami, ma essere strumento per diffondere il messaggio che questo piacere non è infinito e che, per continuare a fruire di tanta maestosa bellezza, è necessario essere parte attiva nelle azioni di protezione. Per questo, le celebrazioni sono state immaginate come una chiamata al turismo attivo, dove l’area protetta e i suoi visitatori, insieme, ambiscono a essere un organismo unico che conosce, ama e protegge la natura.

TRA IL 17 E IL 19 GIUGNO la Valsavarenche, l’unica valle interamente ricompresa nel territorio protetto, si farà portavoce della riserva d’acqua che rappresentano i grandi ghiacciai. Le guide alpine e gli alpinisti si recheranno sulla cima del Gran Paradiso per piantare la bandiera ufficiale del Centenario, dove resterà per tutta l’estate. Il 2-3 luglio gli appuntamenti di Ronco Canavese, Valle Soana, avranno come focus il bosco quale luogo magico e habitat ideale di numerosi mammiferi, in particolare del lupo. Tra il 6-10 luglio la manifestazione si sposterà al comune di Noasca, che ospiterà un approfondimento sulle praterie alpine, luoghi di elezione dei grandi ungulati, tra cui lo stambecco. Il 15 luglio, in contemporanea con l’inizio di Musicogne, aprirà la mostra sulla storia del Parco alla storica Maison Daynè di Cogne. Il 16-17 luglio i festeggiamenti si sposteranno a Locana dove verrà inaugurato il Climapark, il centro climatologico sulle rive del lago del Teleccio. E, poi, gli eventi continueranno fino a fine anno ad Aymavilles, Campiglia Soana (un appuntamento sulla canapa sativa), Rhêmes Notre Dame e Rhemes Saint Georges, a Ceresole Reale (il cui lago artificiale ha subito drammaticamente la siccità di quest’inverno), a Villeneuve, a Introd e Ribordone, fino all’evento finale il 3 dicembre 2022 al Castello di Sarre, vicino Aosta. Di rilevanza internazionale l’ottava Conferenza Mondiale sugli ungulati di montagna, a Cogne dal 27 al 30 settembre.

PER CHI NON CI FOSSE MAI STATO, il miglior modo per conoscere il Gran Paradiso resta il Giroparco, una rete di sentieri di 500 km, che un tempo collegavano le case di caccia della riserva reale e oggi formano una vera e propria infrastruttura che unisce cinque vallate. Qui si possono ammirare paesaggi mozzafiato e tanti animali con facilità. Ed è questa la magia del Gran Paradiso.