Correva il sesto anno dell’epoca Taisho, cioè il 1917, quando venivano proiettati in alcuni teatri di Tokyo i primi lavori animati prodotti nel Sol Levante, sono quindi passati esattamente 100 anni dalla nascita dell’animazione nipponica, periodo che ha visto un’evoluzione esponenziale di questa forma d’arte che molto spesso viene oramai identificata con l’arcipelago nipponico. In realtà il primo corto animato risale molto probabilmente a data precedente, trovato solo nel 2005 in una collezione privata a Kyoto, il Frammento Matsumoto, conosciuto anche come Katsudo shashin, si compone di tre secondi dove un ragazzo vestito alla marinara si toglie i cappello.

Dipinto direttamente sulla pellicola di 35mm è una parte di un lavoro probabilmente più lungo ed antecedente il 1917, ispirato ai lavori coevi disegnati in Europa (specialmente in Germania) e destinato a proiezioni amatoriali. La nascita dell’animazione giapponese come fenomeno e prodotto commerciale, con proiezioni pubbliche, è quindi fatta risalire al 1917 ed è proprio per questo motivo che l’arcipelago vedrà durante l’annata una serie di eventi celebrativi.

Di grandissima importanza è la pagina online che il National Film Center ha inaugurato qualche mese fa, un database dove è possibile vedere 64 film animati realizzati nell’arcipelago fra il 1917 ed il 1941, molti dei quali sono anche sottotitolati in inglese. Questa collezione va dai primi esperimenti su pellicola fatti da vignettisti e pittori come Seitaro Kitayama e Jun’ichi Kouchi, ai lavori di Sanae Yamamoto e del suo allievo Yasuji Murata che perfezionò la sua tecnica soprattutto durante gli anni venti del secolo scorso. Il soggetto di queste breve animazioni era spesso il mondo animale o la tradizione folcloristica giapponese, ecco allora che molti di questi lavori vedono come protagonista Momotaro, celebre figura di una delle fiabe più opolari in Giappone.

Una menzione speciale va per Noburo Ofuji che elevò il livello delle animazioni, l’introduzione della sincronizzazione fra immagine e suono, ma anche un’idea di animazione più rivolta agli adulti che ad un pubblico di bambini, Ofuji fu anche uno dei primi giapponesi che vide i suoi lavori proiettati all’estero, in Francia ed in Russia. Fra questi 64 lavori ci sono anche alcuni realizzati negli anni trenta, periodo in cui il Giappone si andava militarizzando e spingeva per un’espansione e la conquista dei limitrofi paesi asiatici, animazioni che quindi riflettono questa spinta fortemente nazionalista e di propaganda. La collezione è qui consultabile: http://animation.filmarchives.jp/index.html