Un lungo applauso alla memoria di Giacomo Matteotti, il socialista che nel 1924 pronunciò l’ultimo discorso nell’aula di Montecitorio prima di essere trucidato dai fascisti. Altri poi ne arrivano, dagli spalti pieni zeppi anche di ragazzi e ragazze, alla memoria di Aldo Moro, Nilde Iotti, prima donna eletta presidente della Camera, ai martiri della strage di Capaci la cui notizia fu data nell’emiciclo praticamente in diretta.
Parterre de roi ieri mattina per la celebrazione dei cent’anni della bellissima aula costruita dall’architetto liberty Ernesto Basile, in soli dieci anni – oggi sarebbe un record positivo. Ai banchi riservati ai rappresentanti delle commissioni stavolta siedono il presidente della Repubblica Mattarella, quello emerito Napolitano, il presidente del consiglio Conte. Per il Senato c’è la vice presidente Paola Taverna nella sua versione istituzionale (la presidente Casellati è assente giustificata, in missione a Londra). Presente anche mezzo governo coté cinquestelle – i leghisti sono indifferenti alle liturgie laiche e repubblicane e danno per lo più forfait. Schierati anche tutti gli ex presidenti, Luciano Violante, Pier Ferdinando Casini, Laura Boldrini, Gianfranco Fini e Piero Grasso.

C’è una robusta componente di retorica in ogni celebrazione e il presidente Roberto Fico, padrone di casa, ne usa per richiamare tre giuste cause: l’antifascismo, la democrazia, la pace. E il tono istituzionale e bipartisan in bocca ad un grillino è già di per sé una buona notizia.

L’aula è «la casa degli italiani», dunque per il presidente («casa della buona politica», aveva detto nel 2013 Laura Boldrini al momento del suoi insediamento, ma la buona intenzione si era persa giù per i rami della legislatura), «il luogo in cui trova espressione la sovranità popolare. Il luogo dove costruire il futuro», e la «centralità» del parlamento e la sua trasparenza sono «la chiave per ridurre il senso di distanza e la crisi di fiducia dei cittadini verso la politica». Poi aggiunge a braccio: «Celebrazioni così servono a non dare mai niente per scontato. La democrazia non è scontata. Tutti insieme ogni giorno dobbiamo lottare per cercare di mantenere forte e salda la democrazia».

Parole sante. Ispirate da buoni sentimenti parlamentaristici. Non sempre in linea con i progetti della Casaleggio Associati. E peccato siano solo parole: in questa stagione le commissioni spesso e volentieri si bloccano o slittano causa disaccordi nella maggioranza. Parlano gli storici Alessandro Barbero e Simona Colarizi, lo scrittore Paolo Di Paolo. Il centenario dell’aula coincide con l’anniversario della prima guerra mondiale, l’«inutile strage» di Benedetto XV, ed è lì che spesso tornano gli interventi: la fine della guerra e quella vittoria che in realtà prepara pochi anni dopo la marcia su Roma.

Alla destra radicale salta la mosca al naso. Un paio di manine solitarie avevano tentato un applauso alla citazione della camera dei fasci e delle corporazioni. La cosa muore lì, nell’imbarazzo generale.
Ma alla fine i deputati di Fratelli d’Italia, già insofferenti al tributo a Matteotti, sciamano via. Fabio Rampelli, pugnace vicepresidente della camera, tuona alle agenzie. L’aula di oggi per lui non è «sordida e grigia», però è «disadorna e dimessa», ed «è stata costretta con la violenza a una vergognosa mortificazione della vittoria italiana», quella della prima Guerra Mondiale. Il racconto dei cento anni non gli è piaciuto affatto perché punteggiato di troppo antifascismo e cioè secondo lui composto da «mille stagioni che hanno diviso il popolo italiano invece di celebrarne il momento più bello, più alto, più unificante», la sanguinosa guerra che apre la strada al fascismo. Ce l’ha soprattutto con il filmato di Rai Storia che viene proiettato nel corso della cerimonia. Rampelli vede rosso. Nel testo, attacca, non c’è «nessun accenno alle foibe comuniste, all’autunno caldo comunista, al sessantotto comunista, al terrorismo comunista. Nel secolo trascorso pare il comunismo sia stata un creazione fantastica, scomparso per magia anche dalla strabica quanto inutile ricostruzione», «probabilmente sotto la regia di qualche brigatista pentito». Non è da meno Forza Italia: lamenta che Berlusconi è stato sbianchettato dai momenti clou della vita parlamentare, «grave omissione» addebitata a Fico.

Che incassa invece i complimenti generali e minimizza: «Un bel giorno, una bella commemorazione, tutto tranquillo».