Anche il Censis sventola lo spettro del «complottismo» considerato una manifestazione dell’«irrazionale», sintomo del «pensiero magico». Così facendo, dimostra un’idea pre-critica e impolitica della ragione. La società sarebbe un corpo organico guidato da una «saggezza razionale» (quale? La pax draghiana?). Oggi è «infiltrata dall’irrazionale». No vax, terrapiattisti, negazionisti dell’uomo sulla luna: sono «tre milioni».

In questa compagine ectoplasmatica il Censis vede il compimento della rappresentazione a cui lavora da tempo: quella di individuo competitivo passato dal «rancore» al «sovranismo psichico» fino alla negazione della «razionalità». Quando si spinge il discorso sulla società a un’alternativa schematica tra «razionali» e «irrazionali» viene da chiedersi a partire da quale norma parla chi giudica la razionalità degli altri.

***Democrazia sospesa. Per il Censis tristi passioni crescono

Di solito è un’idea politica confusa con un trascendentale incontestabile. Ciò sembra autorizzare a mettersi in cattedra e condannare la logica illogica dei «complottisti» che chiedono più e meno Stato; più autorità mentre sospettano di ogni governo; criticano il capitalismo e rivendicano la proprietà su se stessi. L’idea sottostante è che il complottismo è un crampo psichico, mentre è la manifestazione della crisi del «progresso» descritto dal Censis. Il confine tra razionale e irrazionale è deciso da chi ha il potere e usa i complotti. Prendiamo la «teoria del grande rimpiazzamento» causato «dall’arrivo degli immigrati» ai danni «dell’identità» nazionale. È citata dal Censis come prova dell’«irrazionalità».

Chi la pratica non è solo un lunatico manipolato. Questa ideologia politica poli forme circola tra le forze politiche al governo, e all’opposizione, nella razionalissima sfera della democrazia parlamentare, la stessa che sostiene «i vaccini efficaci» e «il piano di rilancio finanziato dall’Unione Europea», considerate due «vittorie della ragione». Ma di quale ragione? Quella di chi se la può permettere, I vaccini escludono mezzo mondo e il «Pnrr» è ispirato a orientamenti economici discutibili. Non basta evocare il «reale» per farlo funzionare. Ci penserà la realtà.

Il complottismo è un problema politico, non una patologia. È il risultato della mancanza di una liberazione politica e sociale. Per questo è usato dagli esclusi per urlare il loro impotente isolamento. E da chi sta al governo per negare ogni legittimità all’opposizione. Dopo due anni di pandemia dovremmo sottrarci a questo gioco di specchi, strumento della depoliticizzazione di massa.