Ceneri di Coventry, musica, taxi e speranza
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Ceneri di Coventry, musica, taxi e speranza

Urbanistica Bombardata durante la guerra, culla della 2 tone music, oggi cerca la sua identità

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 aprile 2022

Pochi luoghi rappresentano in maniera plastica l’orrore della guerra come la cattedrale di Coventry, in Inghilterra. Costruita a cavallo fra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo e sventrata da un bombardamento della Luftwaffe nei primi mesi del secondo conflitto mondiale, ora della chiesa di St Michael rimangono solo le mura esterne. Accanto a queste, su progetto di Basil Spence, negli anni sessanta del 1900 è sorta la nuova cattedrale. Spiazzante, tanto è imponente ed essenziale nelle sue forme architettoniche, è un luogo di culto anch’esso a suo modo ideato per fungere da monito sulla follia auto-distruttrice dell’uomo. L’arazzo del Cristo in gloria che domina la parete absidale, del maestro inglese Graham Sutherland, è l’opera più di rilievo e che subito colpisce l’attenzione una volta entrati nell’immenso spazio della cattedrale. Ora nel perimetro scoperchiato dell’antica chiesa, invece, si tengono eventi musicali e si rinnova ogni anno una sorta di gemellaggio di riconciliazione con un altro edificio religioso distrutto nella seconda guerra mondiale: la Gedächtniskirche del quartiere berlinese di Charlottenburg. Il «dente cavo», come è stata ribattezzata dagli abitanti della capitale tedesca, perché tra i resti c’è quello della torre campanaria spezzata da un ordigno scagliato dalla RAF.

Fiorente centro industriale, Coventry divenne subito uno dei fulcri dello sforzo bellico britannico. Qui venivano realizzati decine di migliaia di veicoli militari, compresi aerei, e per questo fu presa di mira dalle bombe tedesche. Tale fu la virulenza degli attacchi che è stato coniato il termine coventrizzare, ovvero radere al suolo senza pietà. Un triste destino che in Europa si sperava rimanesse solo una lugubre eco del Novecento, ma che nelle ultime settimane sembra sia toccato anche alla città ucraina di Mariupol.
Oggigiorno della cittadina medievale che nel suo intrico di viuzze ed edifici doveva ricordare altri splendori inglesi come York o Norwich rimangono pochissimi segni. Oltre ai resti del priorato, c’è Spon Street, la via dei sellai e degli orologiai, dove l’Old Windmill pub – che si ritiene sia nato addirittura nel 1451 – è un tuffo in un passato sempre più lontano, non foss’altro perché predilige le real ale artigianali e rifugge dalle birre più commerciali.

Il resto è tutto una forte iniezione di modernità che ha avvolto la maggior parte del centro cittadino. Ai nostri occhi appare già irrimediabilmente sbiadita e triste, ormai un remoto ricordo del boom post-guerra. Un’epoca di speranza e relativo benessere, con industrie fiorenti e salari del 20-25 per cento superiori alla media nazionale. Poi è arrivata la crisi e il neo-liberismo sfrenato di Margaret Thatcher che ha colpito duro anche da queste parti. Il nadir si è toccato fra il crepuscolo degli anni settanta e l’alba degli ottanta, quando la forza lavoro cittadina fu di fatto brutalmente dimezzata.

Proprio in quegli anni così travagliati, a Coventry ci fu la clamorosa esplosione della 2 tone, musica ska con una spruzzata di punk, il cui simbolo fu l’omonima etichetta discografica 2 Tone Records, fondata dal leader e tastierista degli Specials Jerry Dammers. Figlio del decano di un’altra cattedrale, quella di Bristol, Dammers portò la 2 Tone agli onori della cronaca con il primo singolo pubblicato in sole 1.500 copie, The Specials AKA, Gangsters vs The Selecter, capace di raggiungere la sesta posizione delle classifiche nazionali. Dammers e i suoi collaboratori provarono a creare la Tamla-Motown del Regno Unito, con un «label sound» molto identificabile. Ci riuscirono fino al 1986, anno in cui la 2 Tone fu costretta a chiudere i battenti. Colpa di una politica fin troppo generosa nei confronti delle band, che potevano abbandonare la casa discografica dopo un solo disco, di investimenti un po’ avventurosi e della crisi in cui sprofondarono gli stessi Specials dopo un quanto mai ambizioso tour americano. Ma la 2 Tone ci ha regalato un mucchio di perle, arrivando a produrre il primo Elvis Costello e singoli leggendari come The Prince del gruppo ska londinese dei Madness, On my Radio dei Selecter e Ghost Town degli Specials, una hit giunta al vertice assoluto dei singoli inglesi ma soprattutto una canzone che raccontava alla perfezione la decadenza urbana dell’Inghilterra. Dove le città erano assediate dal processo di de-industrializzazione, dalla disoccupazione e dalla violenza. Coventry non faceva eccezione, anzi.

I luoghi d’elezione del 2 tone ska sono rapidamenti spariti. La Locarno Ballroom, dove gli skinhead e i mod si ritrovavano a ballare i successi degli Specials e delle altre band è stato trasformato in una biblioteca, ma almeno di recente è stato aperto il Music Museum. Si trova a una ventina di minuti dal centro ed è un vero e proprio ricettacolo di tesori e memorabilia dell’epoca. Come la Vauxhall Cresta del 1961 usata per il video di Ghost Town.

Nel museo è onnipresente la classica scacchiera bianca e nera, simbolo iconografico della 2 Tone e anche della mescolanza di musicisti di diverse razze che nell’Inghilterra di fine settanta era tutt’altro che banale. La scacchiera è ormai talmente tanto un segno distintivo della città che anche il Coventry City l’ha immortalata in una seconda maglia speciale. Al City se ne intendono di divise iconiche, tanto che c’è gente disposta a pagare una fortuna per quella originale di un inusuale color marrone vestita negli anni settanta. La squadra di calcio è un po’ la metafora delle fortune alterne della città. Dopo 34 anni consecutivi nella massima divisione del football inglese, grazie alle intuizioni del visionario presidente ed ex calciatore Jimmy Hill, è precipitata in maniera rovinosa nelle serie minori trovandosi anche per due stagioni senza stadio perché la Ricoh Arena (dal 2021 Coventry Building Society Arena) era oggetto di contenziosi con i proprietari dell’impianto, il club di rugby dei Wasps. Da una decina di mesi, però, lo stadio ospita di nuovo il City, anche grazie ai buoni uffici dell’amministrazione comunale. Un piccolo segno di speranza in una città dove si producono ancora i caratteristici taxi londinesi e stanno spuntando come funghi start up sulla mobilità e il trasporto sostenibile. Ma non c’è nessun segno di una nuova 2 Tone Records.

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