Quattro anni dopo l’incontro fuori dal comune con Antonio Rezza (e Flavia Maestrella), Antonello Salis incrocia la sua policroma e politimbrica musica con il teatro di Ascanio Celestini. Più esattamente, l’incontro tra Celestini (attore, regista cinematografico, scrittore e drammaturgo) ed il pianista si è svolto – in prima assoluta – al teatro il Vascello per l’ottava edizione di «Cose», la rassegna autoprodotta che già aveva progettato il primo meeting. Nell’intreccio tra arti e laddove ci sia una forte componente improvvisativa non è il caso di fare confronti: certo il linguaggio di Rezza è basato sulla parola quanto sul corpo, un corpo esaltato e trasfigurato dalle scenografie della Maestrella.

Nel caso di Ascanio Celestini la parola è quasi nuda e la sua cifra è quella di un’affabulazione dai toni popolari, proposta in modi cantilenanti che hanno una musica interna fatta (e fitta) di richiami, metafore, cadenze. Salis – da quel grande musicista e jazzista che è – ha saputo mettere la sua arte al servizio di Celestini, lavorando in spazi solistici e introduttivi che hanno esaltato la componente ritmico-timbrica oppure quella cantabile, alternando piano (con cordiera «preparata»), fisarmonica e fischio, in alcuni passaggi. In altri momenti la musica si è fatta invece sfondo, uno sfondo colorato e vivace, in dinamico supporto alla parola.

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I momenti migliori sono apparsi i due bis, dopo uno spettacolo applauditissimo e coinvolgente durato più di un’ora. Nella storia della santa e dei cani (con polpette di ratto e gatto ladrone) Ascanio Celestini ha lavorato sul ritmo, sul gramelot, su un surrealismo dal gusto arcaico e popolare, quasi completamente sonoro; qui Antonello Salis ha sfoderato la fisarmonica per duettare e dialogare con i travolgenti «scioglilingua» dell’attore.

Nella successiva chiamata Celestini ha tirato fuori la storia di uno dei suoi «marginali visionari» che parte da Roma, con un biglietto e una bottiglia di sambuca «pessima», e arriva fino all’origine del mare e dell’uguaglianza.

Anche in questo caso il piano di Salis ha conferito spessore ed emozione alla narrazione, con particolare ed intensa creatività. Il resto del recital, peraltro, è stato di ottimo livello con il ragazzo che cerca «Il posto dove non si muore» (già utilizzato per un duo con Paolo Fresu) e le storie amare di Tony Mafioso e Tony Corrotto, in un passionale crescendo.