Come un castello di sabbia costruito da un bimbo sulla spiaggia, la diga di ghiaia completata venerdì cede intorno alle nove del mattino, non appena il livello dell’acqua del torrente Polcevera sale di poco a causa della pioggia che si è riversata sull’entroterra. La grande marea nera trascina via con sé le panne assorbenti e i tubi-sifone, posizionati sotto le dighe per il filtraggio dell’acqua, e a Genova torna la paura. «Non sappiamo quanto altro greggio potrà arrivare in mare» dice a caldo l’assessore alla protezione civile del Comune Gianni Crivello.

Il comandante del porto dichiara lo stato di emergenza locale che consente al ministero dell’Ambiente di mettere a disposizione due ulteriori mezzi di altura arrivati da Livorno e Civitavecchia per la bonifica in mare sopratutto a ponente a causa della grande chiazza, di circa 4 miglia al largo di Albenga e della rilevazione del satellite, di cui si avvale la Capitaneria di porto, di chiazze sparse a macchia di leopardo per 28 chilometri complessivi.

Sul Polcevera intorno all’ora di pranzo smette di piovere, così l’esercito di ruspe torna al lavoro sul greto per ripristinare gli argini. In Prefettura si tiene l’ennesimo tavolo sull’emergenza. Poi il governatore Toti e il comandante Pettorino fanno un sopralluogo con i responsabili di Arpal e Protezione civile. «L’emergenza in mare è stata aggredita, quella nel fiume è sotto controllo, le dighe hanno ceduto ma non le panne oceaniche posizionate alla foce» rassicura Toti davanti alle telecamere. «Oggi certamente a mare non è arrivato nulla» gli fa eco il responsabile qualità sicurezza e ambiente di Iplom Gianfranco Peiretti.

L’azienda sta lavorando al progetto da presentare martedì in Procura relativo alle modalità di intervento nell’area sotto sequestro e fa sapere di aver concluso «la raccolta del prodotto libero, secondo quanto previsto nel piano condiviso nel tecnico presso la Prefettura».

Sul rio Fegino le ruspe cominciano a portare via la terra, da cui per fortuna non è arrivata altra acqua verso il Polcevera. L’odore di idrocarburi persiste, ma in maniera più lieve grazie alla bonifica ma anche alla pioggia che ha bagnato il terreno e all’assenza di sole. A Fegino, subito dopo il vertice in Prefettura, arriva a sorpresa il sindaco Marco Doria per parlare con gli abitanti che in questi giorni hanno lamentato la sua assenza. Il clima per lui non è però dei migliori: ad accoglierlo una grande scritta a spray sul muraglione di contenimento del rio – «Grazie sindaco!» – e nel confronto non mancano momenti di tensione. «Doveva venire molto prima» gli dice un feginese e lui replica «Sono già venuto e sono comunque stato costantemente aggiornato della situazione». «Non dovevate rinnovare la concessione ai depositi di idrocarburi in mezzo alle case, la Iplom se ne deva andare» aggiunge quasi urlando un altro e il sindaco promette di informarsi: «Sono venuto qui con i tecnici perché volevamo dare ai cittadini informazioni e risposte – spiega al termine dell’incontro – perché siamo certamente di fronte a un disastro ambientale. Poi ci sono i problemi di Fegino che è un territorio pieno di criticità ambientali e anche questo tema è sul tavolo del Comune».

Accanto ai giardini continua a stazionare l’ambulatorio mobile della Asl 3. Sul mezzo c’è una signora anziana, apparentemente i buona salute, seduta sulla poltrona per le visite. «I disagi che lamentano gli abitanti sono sempre gli stessi – racconta poco dopo il medico – ma soprattutto oramai le persone vengono qui per fare due chiacchiere e raccontarci come si vive in questo quartiere. Siamo diventati un punto di ascolto e speriamo di conforto».

A Pegli l’area della battigia è stata chiusa con il nastro bianco e rosso dell’autorità portuale, mentre gli uomini della Castalia, dopo i maxi-aspirapolvere che hanno portato via buona parte dei ciottoli incatramati, hanno posizionato panne assorbenti che somigliano a grandi scottex. I pegliesi, che come ogni sabato pomeriggio affollano la passeggiata, osservano perplessi e non si avvicinano alla spiaggia. «In realtà, buona parte del lavoro è stato fatto – spiega il presidente del municipio Mauro Avvenente – ma solo domani sapremo che cosa è venuto giù dal Polcevera, ci mette circa un giorno ad arrivare qui».

Nonostante il triplice strato di barriere e le barche pulitrici, ai lati delle panne, una certa quantità di sostanza oleosa continua a filtrare verso il canale di calma del Porto e da lì in mare. «Non è certo la Haven» dicono ormai tutti e l’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima conferma: «Si tratta per la maggior parte di iridescenza con basso livello di allerta e che non dà luogo a particolari situazioni di criticità». Ma la lunga striscia luminescente che minaccia le spiagge fa ancora paura. Fa paura alle imprese turistiche liguri visto che il ponte del 25 aprile registra in riviera le prime disdette, ma ancor di più alla Valpolcevera e al ponente genovese che, dopo decenni di servitù in nome del lavoro e del progresso, ora dicono basta: «Non siamo cittadini di serie B».