Senatrice Loredana De Petris, lei lunedì sarà alla capigruppo per decidere con la presidente Casellati il calendario della riapertura agostana. Si voterà prima la mozione di sfiducia a Salvini presentata dal Pd o quella di Salvini contro Conte?
Anche noi chiediamo che al Senato si voti prima quella individuale contro Salvini perché è stata presentata prima e perché è legata a fatti gravi come i finanziamenti russi. Sarà una discussione lunga e inedita, come tutta questa crisi.

C’è chi dice che lunedì votando compatti contro la Lega nella capigruppo per calendarizzare prima la mozione contro Salvini si creerà una nuova maggioranza.
Guardi, io rappresento Leu ma faccio parte del gruppo Misto. Posso però dire la mia: è evidente che c’è un’emergenza democratica nel paese. Lunedì faremo la capigruppo con Salvini ha dichiarato di mandare i parlamentari a vigilare! La situazione è grave e c’è un reale rischio di tenuta delle istituzioni democratiche: Salvini che prende tutto, dal governo alla presidenza della Repubblica al Csm.

Sta dicendo che pur di evitare questo siete disposti a non distinguere tra un’alleanza elettorale larga – una Union Sacrée, un Fronte popolare – e appoggiare un nuovo governo ora?
Davanti all’emergenza democratica penso che serva evitare una precipitazione elettorale. Se, come credo, alla fine si andrà al voto, servirà costruire uno schieramento, una coalizione, un patto democratico più largo possibile. Non cancellando le grandi differenze sulle questioni sociali aperte. Analizzo i fatti: Zingaretti ha chiesto immediatamente di andare al voto perché pensa di trarne vantaggio elettorale. Ma così facendo dimostra di non avere fino in fondo coscienza dell’allarme democratico attuale.

Dall’altra parte però si parla di inciucio. Se vi mettete assieme dimenticando le divisioni che ci sono state, alimentate Salvini che avrebbe a buon gioco a dire: mi bloccano per restare sulle poltrone.
Ma certo che c’è il rischio paperacchio nell’opinione pubblica. Ma, ribadisco, io non vedo la presa di coscienza del rischio democratico. È già accaduto col fascismo, anche se siamo in epoche e contesti molto diversi. Trovo pericoloso mettere gli interessi di partito davanti all’emergenza democratica. Figuratevi quanto siamo contenti noi che non ci sia più questo governo – abbiamo pagato più di tutti il modo eversivo di governare di Salvini – ma ora fra forze democratiche serviva incontrarsi e prendersi un po’ di tempo per reagire insieme.

Lei dice: «Zingaretti sbaglia». Il postulato è: Renzi è nel giusto.
No. A me delle beghe tra Zingaretti e Renzi non interessa alcunché. Renzi ha la responsabilità storica di aver messo il M5s tra le braccia di Salvini. Dico solo che Zingaretti avrebbe dovuto essere più cauto.

Pietro Grasso propone alle opposizioni di uscire dall’aula per la sfiducia al governo. Se lo facessero tutte, la mozione della Lega non passerebbe. E paradossalmente rimarrebbe il governo Conte senza i ministri leghisti.
Sono assolutamente d’accordo col presidente. La mozione della Lega contro il governo è tutta sulla Tav: io che ho presentato la mozione no Tav – preclusa a causa del Pd – non posso votarla. La crisi è nata tutta all’interno della maggioranza: le opposizioni non debbano prestarsi al gioco della Lega, uscendo dall’aula al momento del voto.

Finirà come dice Grasso?
Secondo me Fratelli d’Italia e Forza Italia voteranno la mozione e Conte alla fine si dimetterà prima del voto.

Gli scenari allora sono due: governo elettorale o nuovo governo.
La cosa più probabile è un governo di gestione elettorale per togliere a Salvini il controllo del Viminale durante il voto. Un governo neutro per arrivare al 27 ottobre.

E alle elezioni la sinistra come dovrebbe presentarsi?
La sinistra è in una situazione non facile. Le corse solitarie non sono la strada migliore. Penso che la sinistra debba presentarsi in modo autonomo ma tentare di costruire un fronte più ampio.

Un fronte che parte dal M5s o dal Pd?
Nel M5s ci sono personalità già fuori come De Falco e Nugnes, che però non sono un’entità politica. Difficile che da qui alle elezioni ci siano spaccature nel M5s – quella è una prerogativa della sinistra. Sarebbe necessario tentare di allearsi con loro, anche perché Fico non è Di Maio.

A Zingaretti cosa proporreste? Una coalizione? Desistenze nei collegi uninominali anche con forze diverse: radicali, Forza Italia?
Le desistenze non si prestano alla legge elettorale. In questo quadro andare da soli sarebbe velleitario: serve fare una coalizione ampia col Pd su basi programmatiche più avanzate possibili. Non credo invece che si possa arrivare ad una lista unita. Probabilmente si profilerà un quadro più unitario, ma in una logica di coalizione. Fare previsioni oggi però è molto complicato.