L’uso scorretto del cellulare è la causa di alcune tipologie di tumore. Roberto Romeo è un impiegato Telecom che per quindici anni ha lavorato utilizzando il telefono per oltre tre ore al giorno: questa esposizione gli ha provocato una neurinoma dell’apparato uditivo, ovvero un tumore benigno che però ha lesionato in forma permanente il suo apparato uditivo. La Corte d’Appello di Torino ieri ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea con cui, nell’aprile 2017, i giudici avevano imposto all’Inail di corrispondere a Romeo una rendita vitalizia da malattia professionale. Romeo due anni fa commentò così la sentenza: «Per 15 anni ho fatto innumerevoli telefonate anche di venti e trenta minuti, a casa, in macchina. Poi ho iniziato ad avere la continua sensazione di orecchie tappate, di disturbi all’udito. E nel 2010 mi è stato diagnosticato il tumore. Ora non sento più nulla dall’orecchio destro perché mi è stato asportato il nervo acustico».
Argomento dibattuto fin dal 1997, a Torino già in passato vi erano state diverse inchieste portate avanti dal giudice del lavoro, oggi in pensione, Raffaele Guariniello. «Una sentenza storica, come lo era stata quella di Ivrea, la prima al mondo a confermare il nesso causa-effetto tra il tumore al cervello e l’uso del cellulare» commentano gli avvocati Stefano Bertone e Renato Ambrosio dello studio Ambrosio&Commodo di Torino, che hanno seguito la vicenda.
Il mondo scientifico dibatte sulla «pericolosità» dei telefonini da ben prima che giungessero sul mercato i potenti smartphone che hanno soppiantato gli apparecchi di prima generazione. Nel 2011 il British Medical Journal stabilì l’inesistenza di un legame tra l’uso del telefonino e tumori, evidenza ribadita dallo studio Interphone, durato ben 10 anni e sviluppatosi in tredici paesi. Recentemente in Italia un recente studio dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ha sollevato i telefoni dall’accusa di essere cancerogeni – per mancanza di evidenze certe – e rimanda ad una condizione ambientale generale, in cui incidono vari tipi di campi magnetici e non solo. L’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato le radiofrequenze nel «gruppo 2b» ovvero dei «possibili cancerogeni». Tutto ruota intorno al concetto di uso corretto dell’apparecchio. Dopo la sentenza di primo grado che lo vide ottenere un vitalizio dall’Inail, Roberto Romeo avanzò la proposta che gli apparecchi fossero dotati della seguente scritta: «Nuoce gravemente alla salute. A meno che non venga utilizzato correttamente», avvertenza non distante dal principio di precauzione che gli esperti suggeriscono ai consumatori nel loro rapporto con il telefonino.