Ormai è una costante, «un trend consolidato», in termini statistici. Ogni mese che passa l’Istat certifica un calo – seppur minimo – della disoccupazione. Ma non c’è – quasi – niente da festeggiare. Perché quel dato è ingannevole e figlio della riduzione della «forza lavoro», il denominatore della frazione da cui si ricava il tasso di disoccupazione.
Un calo della forza lavoro che ad agosto è stato pari a circa 90 mila unità rispetto a luglio, figlio dell’aumento dei cosiddetti «inattivi» e un aumento dei pensionati.
La controprova sta nel fatto che la variazione del tasso di occupazione tra i lavoratori attivi considerata dall’Istat tra i 15 e i 64 anni ad agosto è nulla.
Diminuiscono di 87mila unità i disoccupati ma aumentano di 73mila gli inattivi. Il dato quindi non è positivo, al contrario di quello che si possa intuire. Le persone smettono di cercare lavoro e passano da disoccupati ad inattivi. Dal punto di vista del mercato del lavoro è un passo indietro, un fatto oggettivamente negativo. Ancor di più perché riguarda i giovani.
L’occupazione infatti ad agosto aumenta – come da un buon lustro – solo fra nella fascia di età sopra i 50 anni, mentre cala per tutte le altre fasce. Con proporzioni spaventose: se si considera l’ultimo trimestre, l’aumento è di 5 mila unità nella fascia 25-34 anni, mentre fra gli over è stato di 84mila unità: quasi 17 volte tanto.
Fatta questa doverosa premessa, riesce difficile commentare il dato principale dell’analisi mensile dell’Istat: il tasso di disoccupazione. Ad agosto è sceso al 9,5%, il livello più basso da quasi 8 anni. Allo stesso modo la disoccupazione giovanile è al 27,1%: ai minimi addirittura dal 2010. Rispetto a luglio il calo della disoccupazione è pari allo 0,3 percento.
Bisognerebbe invece soffermarsi sul numero degli occupati, molto più indicativo. Ad agosto su questo fronte non si registrano variazioni, con 23 milioni e 400 mila unità al lavoro. Si registra un aumento tra gli ultracinquantenni (+34 mila) ed un calo nelle altre classi d’età, in particolare tra i 15-24enni (-23 mila). Guardando al tipo di occupazione, c’è una crescita dei dipendenti, soprattutto permanenti (+27 mila), continuano invece a diminuire invece gli indipendenti (-33 mila). Quanto al tasso di occupazione anche qui c’è l’effetto distorsivo: resta ai massimi storici, già toccati nei mesi scorsi (59,2%).
Il numero complessivo degli inattivi è in aumento di 73 mila unità (+0,6%) con il tasso di inattività che sale al 34,5% (+0,2 punti percentuali). Il fenomeno è accentuato tra i giovani. Tra i 15-24enni infatti, ad agosto il numero dei disoccupati è sceso di 37 mila unità (-8,3%) ma anche quello degli occupati: -23 mila unità nel mese (-2,1%). Nel mese infatti 59 mila ragazzi che sono usciti dal mercato del lavoro diventando inattivi.
La disoccupazione si mantiene così per il quarto mese consecutivo sotto la soglia del 10%. Il calo tocca sia le donne che gli uomini. Il numero delle persone in cerca si attesta a 2 milioni 452 mila.
Naturalmente festanti le reazioni nel governo, specie fra nel M5s. «Il calo della disoccupazione nel nostro paese è ormai un trend consolidato. I risultati delle politiche messe in campo dal M5S stanno rendendo più stabile il lavoro», commenta la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo che guarda ora al capitolo delle politiche attive. «Dobbiamo ancora operare con maggior forza sui giovani e gli inattivi, oltreché sulla qualità del lavoro».
Una linea condivisa anche dalle parti sociali che guardano alla prossima manovra per accelerare sugli investimenti.