«Pd complice dei mafiosi». Dopo le manette sventolate martedì mentre si votava la fiducia, ieri sono comparsi anche i cartelli. E la Camera torna un’arena, nemmeno si stesse votando l’amnistia perenne per i capi clan anziché il cosiddetto «svuotacarceri» – perdipiù ormai in versione acqua di rose – che da oggi passerà all’esame del Senato. Il leghista Giancarlo Buonanno riesce a spararle talmente alte da farsi espellere dal presidente di turno, Luigi Di Maio, salvo poi pentirsi e farsi riammettere da Laura Boldrini. E così, tra urla e insulti, si votano i 120 ordini del giorno, quasi tutti ostruzionistici, del Carroccio, del M5S e dei Fratelli d’Italia. Ma i mafiosi non erano stati esclusi dai beneficiari del provvedimento? Urge fare chiarezza, con il relatore in commissione Giustizia, David Ermini, del Pd.

 

La liberazione anticipata (portata da 45 a 75 giorni ogni 6 mesi di detenzione) sarà applicata o no anche ai reati per mafia?

 

Come ho già spiegato, no: quando il decreto arrivò in commissione vedemmo subito l’anomalia, tanto che la presidente Ferranti preparò l’emendamento 4 bis, parallelamente a quelli di Lega e M5S che erano però più restrittivi. Anche la presidente della commissione Antimafia, Bindi, sollecitò una correzione del testo governativo. Nella forma attuale vengono esclusi i reati per mafia, terrorismo, tratta di persone, violenza sessuale, rapina aggravata, estorsioni, ecc. Teniamo presente che parliamo di liberazione anticipata speciale, quindi non applicabile come quella ordinaria ai detenuti sottoposti all’affidamento in prova. Per capirci: Berlusconi non potrebbe usufruirne. Ora leghisti e 5 stelle dicono che non potrà essere revocata a coloro che l’hanno già ottenuta in questi nove mesi di applicazione del decreto – che sono 4 o 5, non di più – e a coloro che ne hanno già fatto richiesta. Ma io dico che invece può essere revocata in modo retroattivo perché si tratta di norma ordinamentale e non sostanziale.

 

C’è invece chi, come l’Unione delle camere penali, solleva dubbi di costituzionalità proprio per questa esclusione, visto che la liberazione anticipata (a discrezione del magistrato) «non guarda al reato ma premia il comportamento tenuto in carcere». Inoltre, c’è il problema della finestra temporale di applicazione, 2010-2015, che crea ulteriore disparità di trattamento con chi non vi rientra. Cosa ne pensa?

La ratio della norma è esaudire due esigenze opposte: da un lato ottemperare alla richiesta della Corte europea, dall’altro garantire la sicurezza ai cittadini. Noi abbiamo fatto il nostro compito di parlamento – e per una volta fino in fondo, cambiando il testo governativo – poi, eventualmente, la Consulta ci dirà se c’è un problema di questo tipo. Sulla finestra temporale dico che è una scelta del governo, non del parlamento. Ma credo anch’io che porterà un po’ di problemi di applicabilità.

 

Ma se i detenuti per reati mafiosi sono 6.744, quelli per droga sono 24.273, di cui 8 mila tossicodipendenti. Allora, perché lei ha ritirato l’emendamento che abbassava le pene per i fatti di lieve entità riguardanti le droghe leggere?

Perché in Senato non c’erano i numeri, visto che il Ncd ha annunciato il voto contrario, e rischiavamo di non riuscire ad arrivare in tempo all’appuntamento del 28 maggio con l’Europa. Ma ho trovato un’altra strada: ho trasformato il mio emendamento in Ddl e ho chiesto a Ferranti di incardinarlo insieme al Ddl Farina. In questo modo, essendo un atto parlamentare, non ho il vicolo di maggioranza e non mi interessa la posizione del Ncd. Tanto più che il mio segretario, Renzi, aveva già dichiarato di essere d’accordo.

Nelle carceri oggi ci sono 61.500 persone, un anno fa erano 65.000. E nello stesso periodo i nuovi ingressi sono scesi da 80 mila a 55 mila, mentre la custodia cautelare è passata dal 42% al 37%. Sono numeri che parlano anche di un cambiamento di clima. Ora, quante persone secondo lei usciranno di qui a maggio?

Difficile da dire ma penso che con questa legge si potranno liberare circa 5 mila detenuti entro il 2014. Molto importante sarà anche il Ddl sulle misure cautelari in discussione al Senato che dovrebbero diventare legge a giorni. Questo è uno dei due elementi su cui si deve lavorare, insieme alla legge Fini-Giovanardi.

Che il 12 febbraio potrebbe essere considerata incostituzionale dalla Consulta…

Anche per questo ho ritirato l’emendamento che rischiava di essere travolto dalla sentenza della Corte.

Il M5S si schiera anche contro i braccialetti elettronici il cui uso viene incentivato nel decreto perché si ribalta l’onere della prova contro i magistrati che non intendono applicarlo per i domiciliari. Inoltre denunciano un «conflitto di interessi» per l’appalto a Telecom e ricordano che nel 2001 sono stati spesi 9 milioni di euro.

Il parlamento fa le leggi, il governo le applica. I magistrati non sono obbligati, devono solo spiegare i motivi delle loro scelte. Il braccialetto elettronico è usato in molti Paesi occidentali, se poi viene affidato a Telecom non è colpa nostra. Non si possono abolire le leggi perché male attuate.

Dice il presidente Napolitano che «siamo con le spalle al muro».

Infatti. Siamo abituati a lavarci la coscienza con l’indulto mentre la politica deve dare più risposte, e il Paese ha bisogno di ritrovare la solidarietà umana. Per esempio, abbiamo oltre 15 mila detenuti con un residuo di pena sotto i 3 anni che potrebbero avere l’affidamento in prova o i domiciliari ma non hanno domicilio. Dovremmo spendere soldi per l’housing di queste persone. Il carcere non è la sola risposta per garantire il diritto alla pace sociale.

 

06pol2 intervista davide_ermini