«C’era solo un pezzo di tetto che sbollava dal bianco e un filo di fumo… Non potevamo muovere mezzi pesanti, perché li avremmo potuti schiacciare… Sondavamo, bucavamo… per cercare sprazzi di sopravvivenza.

‘Sono un vigile del fuoco..’ C’è qualcuno?’ A tratti commuovente, a tratti crudo. È il docufilm «C’è qualcuno», sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano a Farindola (Ch), a cura di Michele Santoro, andato in onda l’altra sera su Rai2, nel giorno della Festa della Repubblica, «come omaggio ai soccorritori, all’Italia migliore».

«È stata una forte emozione assistere al documentario, perché è significato entrare direttamente nei luoghi del dramma. È stata una emozione indescrivibile udire le voci dei bambini giungere, prima flebili poi più forti, da sotto le macerie. O Giampaolo Matrone che, una volta tirato fuori, non preoccupandosi di se stesso, ha chiesto come stavano la moglie Valentina e la figlioletta».

Così Gianluca Tanda, portavoce del Comitato parenti vittime di Rigopiano sul lavoro televisivo, realizzato interamente con filmati originali che i vigili del fuoco hanno girato durante i difficilissimi soccorsi. Immagini preziose, che mettono in evidenza la fatica e lo sforzo in quell’inferno di ghiaccio e di detriti. «Siamo rimasti colpiti – aggiungono alcuni familiari delle vittime – e siamo rimasti con i nostri dubbi».

Sullo Stato che, con le sue lacune ed inefficienze, a vari livelli, «è stato assente». «Ora – viene sottolineato – vogliamo anche sapere se c’è qualcuno che penserà alle ferite dei sopravvissuti, ai bambini rimasti orfani.

Vogliamo sapere chi si prenderà cura delle famiglie mutilate. Vogliamo che la giustizia dia risposte agli innumerevoli interrogativi sul disastro. Perché, ad esempio, il giorno prima della valanga e del sisma, ai clienti è stato permesso di salire fino all’albergo con un rischio valanghe 4 su 5 e la quasi certezza che la neve li avrebbe bloccati. E ancora perché non sono stati ascoltati i tanti che chiedevano di lasciare quel posto dopo la scossa di terremoto, alcune ore prima che la slavina si abbattesse sul resort e lo distruggesse, col suo carico di lutti». I familiari delle 29 vittime all’inizio avevano protestato e posto il veto sulla messa in onda della docufiction.

Poi, assieme ai propri legali, nella sede Rai, hanno visionato l’opera e, seppur con tanti dubbi, hanno dato il proprio assenso, riconoscendone «il valore e il senso».

Un filmato che «celebra i non eroi: i vigili del fuoco che si sono infilati in quei buchi, i sopravvissuti che si preoccupavano più della salvezza degli altri che di loro stessi, e quei piccoli che hanno resistito nel buio tenendosi per mano». Intanto vanno avanti gli accertamenti della Procura di Pescara: i vari filoni dell’inchiesta, vede già diversi inquisiti.