Il meeting de L’Aja ha avuto come fulcro principale l’Ucraina, ma si è discusso anche del tema centrale dell’incontro, ovvero quello relativo alla sicurezza in tema nucleare. L’atto finale è stata la firma di 35 paesi sull’intesa che li impegna ad adottare nelle rispettive legislazioni nazionali le linee guida della Iaea, l’agenzia internazionale dell’energia nucleare.

Il presidente degli Stati uniti, Barack Obama, nel suo discorso conclusivo ha sottolineato che il vertice a L’Aja è stato «notevole» perchè «non ci sono stati solo colloqui ma anche azioni». Il primo ministro olandese, Mark Rutte, che ha ospitato il summit ha sottolineato che «il nostro impegno politico non è diminuito. Siamo convinti che la prevenzione del terrorismo nucleare sia un affare di tutto il mondo, così gli accordi devono essere fatti a livello mondiale».

I 35 Paesi che hanno sottoscritto l’intesa, tra cui Israele, Giappone, Gran Bretagna e Francia, si sono anche impegnati a fare in modo che i responsabili della sicurezza nucleare siano «palesemente competenti» e a consentire che esperti esterni possano valutare le loro procedure di sicurezza nucleare. Spiccano i «no», concretizzati nella mancata firma da parte di Russia e Cina, che tornano su posizioni di alleanza su importanti temi internazionali.

Non può mancare – invece – l’appoggio dell’Unione europea: «L’Ue rimane fortemente impegnata a rafforzare la sicurezza nucleare. Chiedo pertanto che si continui con l’approccio più forte possibile, comune e veramente globale. Siamo tutti in grado di beneficiare di tale progresso», ha detto alla stampa il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, al termine del summit.

Barroso ha sottolineato che «ci riuniamo in un momento in cui la stabilità e la sicurezza internazionali sono stati messi in discussione in modo molto grave. È quindi ancora più importante dimostrare che siamo uniti nel nostro impegno per un ordine multilaterale basato sulla pace e sull’inequivocabile rispetto dello Stato di diritto».
Non sono mancati riferimenti all’Ucraina, e in questo senso è stato Obama il più deciso contro la Russia di Putin, dopo aver minacciato, come sanzione suprema, la sua esclusione dal G8. In particolare Obama ha minacciato Putin circa le possibili ripercussioni di suoi gesti (negli Usa continuano a dirsi preoccupati di un’invasione russa delle zone orientali dell’Ucraina), specificando che la Nato è pronta a reagire.

«Ogni alleato della Nato ha la rassicurazione che tutti noi, inclusi gli Stati Uniti, ribadiamo pieno sostegno al concetto di difesa collettiva previsto dall’articolo 5 del Patto Atlantico». Barack Obama a proposito di possibili minacce sui paesi baltici è andato anche più in là: «Ci sono momenti – ha detto – in cui l’azione militare può essere giustificata».

La Russia secondo Obama è ormai isolata, «molto di più di quanto non lo fosse 5 anni fa per quanto riguarda la Georgia. È più isolata di quanto non fosse per gran parte del ventesimo secolo, quando faceva parte dell’Unione sovietica». L’America, ha aggiunto Obama, «ha molte sfide da affrontare, la Russia è una potenza regionale che sta minacciando alcuni dei sui paesi limitrofi, non sulla base della forza ma della debolezza».

L’Ucraina – ha specificato Obama – «è un paese su cui la Russia aveva un enorme influenza, da decenni ma il fatto che la Russia si sia sentita obbligata ad invadere militarmente, violando il diritto internazionale, indica meno influenza non più influenza».